sabato 14 novembre 2009

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Negozi, è la crisi più nera Ascom chiede al Comune di tagliare Ici e Tarsu

MASSA. È crisi nera per il commercio, così nera che le associazioni di categoria chiedono aiuto alle istituzioni. La recessione economica ha contratto i consumi, le famiglie non ce la fanno a sbarcare il lunario, non arrivano a fine mese. E tagliano: addio cappotto e scarpe nuove. L'obiettivo è pagare le le bollette e il mutuo. E come sempre, quando i consumi si contraggono, i primi a subirne le conseguenze sono i negozianti: tasse da pagare e cassa vuota.
Tagliare le tasse. E Confcommercio corre ai ripari e chiede al comune di ridurre la Tarsu e l'Ici. Insomma, l'associazione di categoria, di fronte all'emergenza chiede interventi immediati. Interventi tampone.
Niente di risolutivo, ma una boccata d'ossigeno per un settore in ginocchio, un provvedimento una tantum che permetta alle piccole imprese di riprendere fiato.
La risposta del Comune. Ma le cose non vanno bene neanche per gli enti pubblici, alle prese con i trasferimenti statali. L'assessore al bilancio Alessandro Volpi, assicura che non è intenzione del comune mettere mano alle aliquote. Insomma, niente aumenti. Tutt'altra storia pensare alle riduzioni.
«La Tarsu non aumenterà - spiega - poi non dimentichiamo la zona franca. Appena sarà definito il disciplinare, i meccanismi per le agevolazioni saranno chiari». E sull'Ici ricorda: «non si paga imposta sugli immobili per la prima casa e pensare di mettere mano alle altre voci mi sembra difficile». Significherebbe per l'amministrazione perdere un'altra entrata, in periodo di risorse limitate. E il commercio fatica a rialzarsi.
Commercio in ginocchio. E, in effetti, la crisi c'è: i numeri parlano chiaro. Nei primi sei mesi dell'anno, ben 123 negozi hanno chiuso i battenti e solo 83 imprenditori hanno avuto il coraggio di gettarsi a capofitto nel mondo del commercio.
Una crisi che non risparmia nessuno e anche la grande distribuzione, e questo è forse il dato più preoccupante, è in difficoltà.
Sono finiti i tempi della dispensa piena e delle scorte: si compra solo quello che serve e così, per la prima volta, persino i grandi supermarket soffrono.
Colpa della crisi industriale. A mettere in ginocchio il settore, secondo Confcommercio, sarebbe la crisi industriale con oltre 1500 cassintegrati. «Accanto alle grandi aziende che hanno chiuso, accanto alle grandi vertenze - spiega Umberto Sarto di Confcommercio - ci sono tante piccole attività che non ce l'hanno fatta». Conseguenza? Moltissime famiglie senza reddito e consumi compressi. Una situazione così preoccupante che il consiglio direttivo dell'associazione si è riunito per fare il punto. E di fronte ad un quadro sconcertate e a previsioni poco incoraggianti, i commercianti hanno deciso di bussare alle porte dell'amministrazione. «I segnali - spiega Norberto Ricci, presidente di Confcommercio - sono chiari e non trascurabili e temiamo che anche nei prossimi mesi non riusciremo ad agganciare la ripresa». Se, infatti, almeno leggendo i giornali, pare che primi segnali di risveglio dell'economia ci siano, questi non riguardano la nostra Provincia.
Il turismo non basta. La scorsa estate è stata davvero dura. Il turismo da sempre funziona come ammortizzatore sociale dalle nostre parti e il lavoro stagionale permette a tante famiglie, magari proprio a quelle dei cassintegrati, di tirare avanti. Ma la portata della crisi è stata così importante che l'occupazione offerta dal settore turistico non ha permesso all'economia di riprendersi. «I turisti sono aumentati - spiega Umberto Sarto - tanto che anche le assunzioni a tempo sono cresciute, ma non è stato sufficiente. E le cose non miglioreranno, crediamo che anche nei mesi a venire i commercianti debbano fare i conti con la contrazione dei consumi».
Natale triste. La speranza dei commercianti è Natale, il periodo degli acquisti e del guardaroba nuovo, ma Confcommercio teme che quest'anno le festività non portino buone notizie. La tredicesima servirà per pagare i debiti e il mutuo, altro che pensierini.
Soldi in circolo. Ecco il vero problema, mancano i soldi e l'economia non gira. Per questo Confcommercio chiede una rapida cantierizzazione dei progetti del Piuss: gente a lavoro, soldi in circolo. E su questo l'assessore Volpi spiega: «i tempi non dipendono da noi, ma dalla Regione». E aggiunge: «incontrerò presto le associazioni, prima di stendere il bilancio di previsione».

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