venerdì 6 novembre 2009

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Affari all’asta... in tempo di crisi

Auto, ma anche biancheria e mucche. Si trova di tutto. Molti comprano per rivendere a prezzi più alti

«Volevo comperare della biancheria di Hello Kitty per mia nipotina, ma non ci sono riuscito. In passato avevo acquistato dieci abiti da sposa. Uno l’ho venduto, gli altri li ho ancora a casa. Comunque non mi è andata male, quello che ho speso all’asta me lo sono già ripagato: avevo speso 240 euro e ho venduto l’abito a 250. E sono tutti vestiti bellissimi e cari». Venerdì è giorno d’asta all’Istituto Vendite Giudiziarie. Così Salvatore Fadda si è recato in corso Ricci per vedere se c’è qualcosa di interessante. È uno dei circa 50 accorsi a vedere se è possibile fare affari. Uomini, donne, parecchi stranieri. Qualcuno compra, altri no. Ma, in tempo di crisi, un’oretta dedicata alle vendite non è mai buttata via. A volte va davvero bene, soprattutto se all’asta ci sono auto o moto. Venerdì ce n’erano due: una Fiat Punto del 2000 e una Renault Kangoo del 1998. Sono state vendute a 1.200 e a 1.500 euro. Per gli intenditori non si è trattato di un affare.

Oltre alle macchine, all’asta c’era poca roba, la più interessante della quale è rimasta invenduta: quattro mucche valdostane pezzate (messe all’asta in mattinata a Cairo), due statue e una maschera africana (la base d’asta era troppo alta: oltre novemila euro). Sono stati invece venduti diversi capi di biancheria intima, costumi da bagno, abiti da uomo e da bambino, un tavolo di cristallo, parecchi articoli sportivi e da campeggio. In generale, quella di ieri non era un’asta molto appetibile, sia per la quantità dei beni proposti, sia per la qualità. «Abbiamo il magazzino vuoto in questo periodo» dichiarano Graziella Patrone e Antonella Zaccuri, titolari dell’Istituto Vendite Giudiziarie, che esiste da quasi cinquant’anni. Il vento di crisi soffia anche da voi? «Da qualche anno arrivano meno procedure sia dal Tribunale (al quale si rivolgono i privati) sia da Equitalia - spiegano - ma la crisi, secondo noi, non c’entra. Teoricamente, se non ci sono soldi, dovrebbero aumentare i debiti e i pignoramenti. E quindi, dovremmo avere molti più oggetti. Invece non è così. Le leggi che sono cambiate in questo settore hanno reso tutto più complicato. Le procedure giudiziarie hanno dei costi (l’avvocato, i contributi che vanno allo Stato)». «Soprattutto se uno ha un credito piccolo preferisce lasciar perdere - continuano -. Altrimenti rischierebbe di rimetterci. E poi c’è sempre il timore che gli oggetti pignorati, se sono piccoli, come quadri o gioielli, vengano nascosti dal debitore. Molto meglio, se possibile, far pignorare gli immobili. Quelli non si possono far sparire. Noi non ci occupiamo di questo settore».

Che cosa va all’asta e quale genere tira di più? «All’asta può andare qualsiasi oggetto: dai mobili ai vestiti, dai gioielli ai quadri - dice Graziella Patrone -. Ma anche gli animali, o i generi alimentari. Ci è capitato di avere pasta, farina o prosciutti crudi che erano stati pignorati, ma anche banane. Al momento gli articoli più interessanti sono le auto e e le moto. Dallo scorso dicembre ce ne sono arrivate parecchie, in seguito alla legge che prevede la confisca dei mezzi ai guidatori che avevano il tasso alcolico troppo alto - aggiunge -. Si possono fare affari come no. Noi non diamo alcuna garanzia. C’è anche chi si fa prendere la mano e compra gli autoveicoli a un prezzo superiore a quello dei concessionari. In passato ci è capitato di vendere anche una Jaguar e una Ferrari d’epoca».

E i generi out? «Sono difficili da vendere i mobili di casa, soprattutto le sale, a meno che non siano antichi. Fino a qualche tempo fa venivano a comprarli gli extracomunitari, adesso nemmeno più loro. Per lo stesso prezzo vanno da Ikea e li prendono nuovi. Anche i televisori e i computer non interessano più a nessuno. E poi c’è anche il rischio che non funzionino. È tantissimo che non abbiamo quadri di pittori famosi, quelli sì che fanno gola. In passato abbiamo avuto opere di Collina, Minuto, Porcu, Treccani». Ma che cosa occorre per partecipare a un’asta? «Un documento d’identità, il codice fiscale e denaro in contante oppure assegni circolari» spiega Antonella Zaccuri

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