domenica 29 novembre 2009

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INPS in crisi: "ci sono migliaia di domande, stanno licenziando tutti, non sappiamo come smaltire le pratiche"

Boom di disoccupati, l'Inps va in crisi
In decine fanno la coda ogni giorno per sentirsi dire - accusano i nuovi licenziati - che "ci sono migliaia di domande, stanno licenziando tutti, non sappiamo come smaltire le pratiche". Gli uffici Inps in via Melchiorre Gioia
Trentasei persone aspettano il loro turno nella sede centrale Inps di via Melchiorre Gioia. Ognuna con un foglio in mano su cui è scritto, in forme diverse: licenziato, fuori dalla catena produttiva, senza più lavoro. È l’esercito delle vittime della crisi, uomini e donne espulsi dalle fabbriche, dagli uffici, dalle aziende in coda per il sussidio della disoccupazione. Sono sempre di più: nell’area metropolitana di Milano il loro numero è cresciuto, a fine del 2008, del 43,72 per cento, con punte del 65 per cento a Vimercate, del 62 a Bollate, del 52 a Milano Lorenteggio, del 49 a Niguarda.

Nelle prime settimane del 2009 le richieste di indennità stanno crescendo a un ritmo ancora maggiore: nella sede di via Gioia, spiega Marzia Oggiano, della Cgil, «sono triplicate rispetto a febbraio 2008. In media negli uffici si presentano ogni giorno fra le 300 e le 400 persone». E così al danno rischia di aggiungersi la beffa: migliaia di disoccupati e senza neppure quell’aiuto economico — pari al 60-70 per cento dell’ultimo stipendio — che consenta di tirare avanti per otto mesi in attesa di un altro lavoro. «Dopo essere stata licenziata grazie alla crisi — scrive una donna — il primo dicembre ho fatto richiesta per il sussidio. Ma a oggi, dopo due solleciti, non ho ricevuto alcuna comunicazione né soldi. La risposta è sempre la stessa: abbiamo migliaia di domande, stanno licenziando tutti, non sappiamo come smaltire le pratiche».

In tutta l’area metropolitana le richieste sono state 26mila 625 contro le 18mila 525 del 2007. Molte (18mila 501) ottengono una risposta positiva. Ma per ottenere davvero i soldi bisogna aspettare e sottoporsi a un’estenuante trafila burocratica. Il primo passaggio è in viale Jenner, al Centro per l’impiego, dove, lettera di licenziamento alla mano, si chiede l’iscrizione nelle liste di collocamento. «Anche qui stiamo registrando un notevole incremento dell’affluenza — conferma la direttrice, Francesca Casanova». Ma è all’Inps che si perde più tempo. Gli impiegati fanno quello che possono. «Inizialmente c’era solo uno sportellista, ora sono due o tre — spiega ancora Oggiano — E comunque sono troppo pochi, visto l’incremento delle richieste. Spesso i colleghi saltano l’intervallo per mantenere lo sportello aperto»..

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