giovedì 5 novembre 2009

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I supermercati scoprono la crisi

Non succedeva da anni, fa impressione: gli italiani non spendono neanche più al supermercato. Prezzi troppo alti, la spesa si riduce, gli shopper diventano più magri. Ma quando la pasta, piatto simbolo, dieta nostrana (23 chili a persona) aumenta del 40 per cento in un anno nonostante il grano crolli più della Borsa, allora c´è da sospettare una crisi più grave di quella che immaginiamo. Ma anche, come fa la Coldiretti, che "qualcuno ci specula".

E così sugli scaffali della grande distribuzione rimangono invendute confezioni su confezioni. Le famiglie fanno i conti, rimandano. Unioncamere segnala preoccupata un calo delle vendite complessivo dello 0,3 per cento tra luglio e agosto scorsi rispetto allo stesso periodo del 2007. Ma anche se si compra meno, si spende di più: il costo della spesa è infatti aumentato del 4,8 per cento. E solo l´alimentare pesa sulle tasche un +5,7 per cento. E allora frigoriferi più sobri, la drogheria alimentare sta per diventare un lusso o un ostacolo da superare con la dieta: costi medi saliti di oltre otto punti percentuale. Meglio i prodotti freschi rimasti a un contenuto rialzo di 6 punti mentre i congelati calano un po´. Chi ha cani e gatti a carico, sborsa per scatolette e assistenze varie il 4,2 per cento in più, mentre le bevande rimangono stabili. Casa da pulire, costa un +1,5 per cento, mentre per shampoo e creme per cure personali è quasi un salasso: +2,2 per cento.

Su qualche acquisto si aspetta (magari l´offerta), ad altre si rinuncia, ma poi affrontarepranzo e cena è un problema serio: negli ultimi 12 mesi per cucinare due spaghetti si spende il 40,1 per cento in più, l´olio di semi è aumentato del 37,4, i biscotti del 7,6, il latte a lunga conservazione del 10,3 e le mozzarelle dell´8,7. Ci guadagnano quelli che non cucinano, con i piatti pronti che calano del 6,2 per cento, da condire con un olio di oliva che scende a - 2,9%.
E ancora varie Italie della crisi, con il nord-ovest che compra meno (-1%) insieme al sud (-0,5%), con la differenza che nel mezzogiorno i prezzi aumentano più che altrove, e così in Basilicata e Calabria quasi un crollo nei supermercati (-6,3%) visto che il prezzo medio della spesa è aumentata più che in ogni altra regione. Crisi: e per misurarla si torna alla pasta, il cui costo non accenna a diminuire, 1,6 euro al chilo nonostante il grano duro sia oggi attorno ai 0,28 euro al chilo. Due conti: all´inizio dell´anno un chilo di penne costava 1,4 euro e il grano il doppio di adesso (0,48 euro). "Progressivo e ingiustificato allargamento della forbice dei prezzi tra produzione e consumo. È in atto una evidente speculazione sul piatto preferito dagli italiani" accusano gli agricoltori. Finanza e forchette.

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