giovedì 12 novembre 2009

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Aziende in crisi, La grande paura

Con le ferie si aprirà la fase due della crisi: tante casse integrazioni cominceranno a trasformarsi in mobilità e licenziamenti.Sindacalisti e imprenditori sono concordi nel prevedere che coinciderà con la fase due della crisi: tante casse integrazioni cominceranno a trasformarsi in mobilità, quindi in licenziamenti. Lo dice anche Confindustria, che pure ha fatto voto di ottimismo e intravede segnali di ripresa. «Gli effetti delle congiunture negative — spiega Daniele Botti, vice direttore di Assolombarda — di solito sono spostati nel tempo, per quanto riguarda l’o ccupazione. Quindi è nella natura delle cose che si perderanno posti di lavoro».

La Confapi, la confederazione delle piccole e medie imprese, calcola ventimila licenziamenti nel secondo semestre. La Fim, la federazione dei metalmeccanici della Cisl, prevede un risveglio amaro a settembre. «Si esauriranno, per molte aziende — dice Andrea Bellisai, segretario generale in provincia di Milano — le 52 settimane di cassa ordinaria previste dalla legge. E se non c’è un patto con le associazioni e le aziende o un intervento legislativo che aumenti le settimane di cassa integrazione previste, potremmo trovarci con un aumento molto alto di licenziamenti».

La piena della cassa integrazione continua: l’ultima rilevazione del centro studi della Cgil, riferita al mese di aprile, segnala che le ore di «ordinaria» autorizzata sono state 12 volte di più che nello stesso mese del 2008: 2,5 milioni contro le 208mila di un anno fa. Ma deve preoccupare di più l’aumento di ore di cassa integrazione straordinaria, che sono quasi triplicate, passando da 377mila a 999mila.

Il timore dei sindacati è che, soprattutto dopo la pausa d’agosto, queste procedure si trasformino in mobilità e quindi in tagli di personale. Molte situazioni, infatti, si sono ormai incancrenite e in estate, con il fermo degli ordini, potrebbero precipitare. Alla Apex srl, fabbrica di Rho di 61 dipendenti che produce articoli casalinghi, il primo giugno partirà il secondo ciclo di cassa integrazione: a metà settembre o succede qualcosa o si chiude. «Comuni, province e Regione dovrebbero far sentire sul collo sugli imprenditori affinché resistano», dice Giuseppe Mansolillo della Cisl.

Così gli operai temono, al ritorno dalle vacanze, di non ritrovare più il loro posto di lavoro. Alle Manifatture Legnano, il più grande gruppo italiano per la produzione di filati, la cassa integrazione termina il 6 agosto. Dopodiché per gli operai, distribuiti tra le province di Milano, Bergamo e Brescia, si spalanca il vuoto.

«Sono previsti degli incontri al Tribunale di Milano per salvare il salvabile con il concordato», spera Giuseppe Radaelli, della Cisl sezione tessili. Nelle strategie delle aziende per arginare la crisi il fattore ferie gioca un ruolo importante. Molte aziende le hanno già esaurite e quindi, come succederà al cotonificio Honegger di Albino, in provincia di Bergamo, i lavoratori andranno a mare da cassintegrati, quindi con lo stipendio ridotto del 30 per cento. In altri casi le ferie dureranno di più e serviranno a diluire le settimane di cassa integrazione, che la Fim-Cisl giudica insufficienti, chiedendo una sorta di proroga per legge dell’a mmortizzatore sociale.

«La sensazione — dice Luca Tartaglia — è che gli imprenditori non lo vogliano usare a pieno. Quasi tutti dicono: a settembre ricorreremo a strumenti più incisivi. Sperano, con la ripresa, di ripartire con personale minore per poter utilizzare tutti i contratti atipici previsti dalla legge Biagi». «Ma è una logica perversa — commenta Bellisai — perché le aziende rischieranno di ritrovarsi con molti operai professionalizzati in meno e non saranno in grado di soddisfare i nuovi ordini». .

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