lunedì 16 novembre 2009

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Cgil e studenti in piazza, Epifani: pronti a sciopero, valanga licenziamenti in vista

ROMA (14 novembre) - Cgil in piazza a Roma per chiedere al governo risposte concrete contro la crisi. A sfilare in corteo da piazza della Repubblica a piazza del Popolo accanto al sindacato anche gli studenti universitari. Secondo Epifani la crisi non è ancora finita, e dal punto di vista del Pil «quello che ogg«quello che oggi fa l'Italia è esattamente quello che faceva sei anni fa e per risalire ai livelli dell'inizio del 2003 impiegheremo 6 o 7 anni». Ribatte Sacconi: la Cgil fa opposizione a prescindere. Per il leader del Pd è «l'ora della svolta».

«Se Cisl e Uil volessero fare uno sciopero generale sul fisco, la Cgil è pronta ed è in prima fila» ha detto il leader della Cgil, Guglielmo Epifani.

«La crisi avrà gli effetti più negativi sull'occupazione nelle prossime settimane» ha aggiunto Epifani che ha sottolineato come «il governo non stia facendo nulla per sostenere il lavoro e i pensionati».

«Valanga di licenziamenti in arrivo». «Oggi - ha detto Epifani - la valanga, che sta aumentando, non è fatta di cassa integrazione ma di mobilità, di ristrutturazioni e di persone che se ne vanno a casa senza avere un futuro». Epifani ha aggiunto che «la crisi non è ancora passata per i disoccupati, per i lavoratori, per i precari e per i pensionati. Per loro il peggio deve ancora arrivare». «Quando sento dire che il peggio è passato - ha proseguito - domando 'ma per chi?' Forse per coloro che investono nella Borsa, visto che dall'inizio dell'anno è aumentata del 100%». Insomma, per Epifani la recessione è oramai alle spalle solo per «chi ci ha portato nella crisi, gli speculatori».

Riguardo alla scomparsa dei fondi destinati ai giovani ricercatori dell'università, il leader della Cgil ha detto «è una finanziaria che non dà nulla al lavoro, agli investimenti e al Mezzogiorno e non c'è soluzione neanche per i precari dell'università». «Manca la promessa di stabilizzare i giovani ricercatori precari», ha spiegato il segretario generale della Cgil, aggiungendo: «gli interventi del governo vanno contro il mondo del lavoro».

«Troppi imprenditori stanno facendo i furbetti, stanno intervenendo per rilevare, chiudere, rivendere e naturalmente licenziare i lavoratori» ha detto il segretario della Cgil, e «tutto questo non va bene, ecco perchè bisogna che l'informazione torni a parlare della crisi».

Epifani parla poi della Finanziaria approvata ieri definendola «troppo al di sotto della portata della crisi». Epifani ha ricordato: «Avevamo chiesto più ammortizzatori sociali, ci è stato risposto di no. Avevamo chiesto la riduzione del carico fiscale per i lavoratori dipendenti e i pensionati, ci hanno risposto di no. E sui precari?», ha domandato ricevendo dalla piazza un coro di no. Ma Epifani ha corretto la piazza dicendo: «No, qui bisogna dire sì, quella sui precari era l'unica promessa, in 80 mila dovevano essere impiegati nel mondo della ricerca e dell'università, invece - ha poi aggiunto ironizzando - è diventato un no! Così come per il pubblico impiego, per gli investimenti, la richiesta di cambiare il patto di stabilità per dar modo ai Comuni e alle Province di investire e spendere. A tutto è stato detto di no: o noi non abbiamo capito o, se le cose stanno così, il governo non ha fatto e non vuole fare niente».

Botta e risposta tra Epifani e Sacconi. «L'unica cosa che non si può dire è che non leggiamo le cose del Governo. Vorremmo leggere cose diverse, è questo il punto» ha Epifani. «Noi non ce l'abbiamo con il governo, ma con quello che fa», ha sottolineato Epifani, replicando indirettamente al ministro del Welfare, Maurizio Sacconi, che, parlando oggi a Soave, ha definito quella del sindacato un'opposizione a prescindere. Epifani ha raggiunto all'altezza di largo Santa Susanna il corteo della manifestazione della Cgil partito da Piazza della Repubblica, per poi mettersi alla testa del corteo dietro lo striscione.

Bersani: il governo ha perso 18 mesi, è l'ora della svolta. «Il Governo ha perso 18 mesi preziosissimi». È «l'ora di una svolta. Il Parlamento deve varare una vera manovra anti-ciclica a sostegno della domanda aggregata, quindi dei consumi delle famiglie e, per tale via, degli investimenti delle imprese, dell'occupazione, dei profitti». Questo uno dei passaggi del segretario del Pd, Pierluigi Bersani, al segretario generale della Cgil, Guglielmo Epifani. Bersani parla dell' «aspetto peggiore della difficilissima fase in corso» che «è l'occultamento dei problemi, la forzata rappresentazione di una normalità inesistente»; «si continua a ripetere che il peggio è alle nostre spalle», dice il segretario del Pd, «non è così per l'economia reale».

Per questo, dice Bersani, «dobbiamo rafforzare ed estendere la rete degli ammortizzatori sociali, in particolare per i contratti privi di copertura assicurativa, come indicate nella vostra piattaforma; dobbiamo ridurre le imposte sui redditi da lavoro e sulle pensioni medie e basse; allentare il Patto di stabilità interno sulla spesa per investimenti di comuni e province per far partire i progetti immediatamente cantierabili; dobbiamo rimuovere il tetto ai crediti di imposta per gli investimenti delle imprese nel Mezzogiorno e per le spese in ricerca e sviluppo; dobbiamo potenziare i consorzi fidi per dare liquidità alle imprese».

Un commento anche sulla banda larga. «Mentre la Germania guarda al futuro noi resteremo indietro» ha detto il segretario generale della Cgil. «C'era un investimento di 800 milioni di euro, che avrebbe garantito lavoro a 50 mila persone, l'investimento da un giorno all'altro è stato cancellato. Un fatto molto grave perchè, mentre noi rinunciamo ad estendere la velocità di trasmissione in tutto il Paese, la Germania tra 3 o 4 anni sarà completamente cablata e trasmetterà i dati a 50 megabyte. Loro - ha detto Epifani - guardano al futuro e noi resteremo indietro. Su questo - ha aggiunto - lancio un guanto di sfida perchè abbiamo ragione noi».

Cicchitto: da Pd e Cgil menzogne sull'inerzia del governo. «Epifani e Bersani dicono menzogne affermando che il governo non ha fatto nulla per diciotto mesi e non ha affrontato i nodi dell'economia» dice il capogruppo del Pdl alla Camera, Fabrzio Cicchitto, commentando le parole del leader della Cgil e del segretario del Pd. «Certamente -aggiunge Cicchitto - il governo non ha seguito la linea irresponsabile e demagogica, della Cgil e della sinistra, di aumentare il deficit di un punto di Pil, che avrebbe messo in crisi i titoli di stato e portato il Paese al dissesto finanziario. Invece, realisticamente e compatibilmente all'enorme debito pubblico che pesa sull'Italia, l'esecutivo ha sviluppato un'azione, fondata su numerose iniziative legislative, che ha favorito la fuoriuscita dell'Italia dalla recessione, come dimostra l'attuale crescita del Pil pari allo 0,6 %».


Oltre 100mila i lavoratori in corteo secondo gli organizzatori. Tante le bandiere della Cgil, della pace, ma anche di partiti della sinistra come il Pd, l'Idv, dei Comunisti Italiani e grossi palloni colorati con la scritta Flc-Cgil. Nel corteo alcuni striscioni sono quelli delle aziende in crisi come l'Eutelia, che ne espongono uno con la scritta «Eutelia: come arricchire i padroni depredando i lavoratori. Landi, dove sono finiti i soli e gli immobili di Getronics e Bull?». I lavoratori hanno raggiunto la capitale con 3 treni e oltre 750 pullman. Già presenti esponenti politici nazionali come Oliviero Diliberto, Antonio Di Pietro, Paolo Ferrero. In testa alla manifestazione la segretaria nazionale della Cgil Susanna Camussso e il segretario regionale del Lazio Claudio Di Berardino.

Secondo il il segretario generale Cgil Roma e Lazio Claudio Di Berardino «sul tema della crisi e del sostegno al reddito il ruolo del Comune di fatto ad oggi è inesistente, non mostra interesse a raggiungere un'intesa».

Studenti in piazza. Sono centinaia, secondo l'Unione degli Universitari, gli studenti in piazza. «Oggi l'Università pubblica si trova di fronte ad un cammino che la porterà ad invertire il suo ruolo di traino della società. Il processo di privatizzazione - sottolinea l'Udu - con l'inserimento di privati nei CdA per almeno il 40% dei componenti, porterà la didattica e la ricerca ad essere indirizzate verso i settori di mercato in cui investono i finanziatori che siederanno nei CdA». «Il diritto allo studio verrà, inoltre, slegato dai requisiti di reddito con l'istituzione di un fondo speciale per l'erogazione di borse di studio secondo prove nazionali. Secondo l'Udu «con questo indirizzo il Governo intende fare una scelta molto precisa, quella di eliminare l'istruzione universitaria dalla spesa pubblica, scelta che contestiamo profondamente perchè l'Università pubblica non può chiudere, nell'interesse non solo degli studenti, ma anche nell'interesse del Paese intero che si troverà con questa strada in pochi anni ad avere una separazione sociale nell'istruzione universitaria, tornando indietro di decenni».

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