martedì 10 novembre 2009

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Mercato in crisi, gli agricoltori lasciano le risaie

Nell' ultimo anno 230 imprese hanno convertito le coltivazioni. Produzione in calo del 20%, i prezzi del 50 Nel Pavese in flessione anche le specie più pregiate Dati migliori per Lodi e Mantova
. PAVIA - Un anno da dimenticare. I risicoltori pavesi sono alle prese con un calo di produzione che sfiora il 20% e con i prezzi del mercato all' ingrosso abbattuti del 50% negli ultimi tre anni. Conti alla mano, per il riso la stagione 2002 è senza dubbio la peggiore degli ultimi vent' anni e le prospettive di una ripresa del settore non sono certo confortanti. Negli ultimi 12 mesi, infatti, il 12% delle aziende risicole lombarde, circa 230 imprese, ha chiuso i battenti cambiando completamente tipo di coltivazione. Il riso non rende più come una volta e, invece di rischiare la bancarotta, molti agricoltori hanno deciso di «sposare» le coltivazioni alternative. In particolare, da qualche mese immense distese di pioppi hanno preso il posto delle vecchie risaie. Nell' ultimo anno in Lombardia oltre seimila ettari di terreno sono stati trasformati in «vivai di pregio» grazie ai fondi regionali destinati alla riforestazione della pianura padana. La crisi del settore risicolo non ha risparmiato neppure la provincia di Pavia, dove annualmente si produce il 70% del riso destinato al mercato italiano ed estero. Così, aspettando che l' Unione Europea faccia chiarezza sul settore, mettendo un freno alle importazioni, gli agricoltori hanno preferito i pioppi e le biomasse, coltivazioni incentivate dalla Regione e dai fondi europei, alle ormai troppo costose risaie. I dati forniti dall' Ente nazionale risi non lasciano dubbi: a Pavia nel 2002 sono stati coltivati 75.580 ettari a riso, mentre lo scorso anno si erano sfiorati i 91 mila ettari. Un calo di superficie coltivata che supera il 20% e influirà negativamente anche sulla produzione complessiva. Mentre il mercato pavese è in caduta libera, le province di Milano, Lodi e Mantova sembrano puntare proprio sul riso per il rilancio del comparto agricolo. Nell' ultimo anno in provincia di Milano le risaie hanno coperto oltre 12 mila ettari di campagna; a Lodi, invece, sono stati coltivati 2.016 ettari di risaie e nel Mantovano 1.172: l' aumento medio, rispetto al 2001, è del 5%. La flessione della produzione pavese interessa anche i risi di alta qualità. Ad esempio, l' Arborio ha perso 796 ettari di superficie coltivata, il Roma 6.751 (con una perdita del 28,67% di superficie) e il Carnaroli 1.892 (-23,38 rispetto al 2001). Incalcolabile, per ora, la perdita economica, strettamente legata ai prezzi all' ingrosso. Spiega Giovanni Desigis, presidente dell' Unione agricoltori e responsabile regionale del settore risi di Confagricoltura: «Tre anni fa un quintale di riso veniva pagato 150 mila lire (circa 80 euro) e poi veniva messo in commercio a 6000 lire al chilo. Adesso un quintale di riso pregiato viene pagato al massimo 43-45 euro mentre il costo al dettaglio non è cambiato. Faremo presente la situazione agli industriali, che dovranno venirci incontro per evitare il collasso dell' intero settore». I grandi industriali, intanto, stanno alla finestra e aspettano solo che si chiuda la stagione per contrattare il nuovo prezzo del riso. Giusppe Spatola I NUMERI DEL SETTORE IN DISCESA Percentuali Rispetto al 2001, in tutta la Lombardia sono circa 230, ossia il 12% del totale, le aziende per la produzione di riso che hanno chiuso. In provincia di Pavia nell' ultimo anno la superficie coltivata a riso è diminuita del 20%: molti scelgono colture incentivate da Regione ed Europa. In controtendenza, invece, le province di Milano, Lodi e Mantova, dove si è registrato un incremento del 5% IN DIFFICOLTA' I «preziosi» La crisi del Pavese - dove si produce il 70% del riso italiano - non risparmia neppure le specie più pregiate: Carnaroli, Roma e Arborio fanno infatti segnare una flessione tra il 23 e il 28% della produzione IN CIFRE Censimento Secondo il censimento dell' agricoltura presentato dall' Istat nei giorni scorsi, negli ultimi dieci anni, la Lombardia ha perso il 43% delle sue aziende agricole: in cifre, sono circa 15 mila

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