sabato 15 maggio 2010

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LA GRECIA PER SALVARE L ECONOMIA MEGLIO USCIRE DALL 'EURO

Un decennio fa l’introduzione dell’euro, la valuta corrente di 16 dei 27 Paesi dell’Ue, fu una decisione politica, non monetaria. Quando venne introdotta la nuova moneta, nel 1999, il premio Nobel Milton Friedman scrisse al suo amico, l’economista italiano Antonio Martino: “Come sai, sono molto scettico sull’euro e molto dubbioso su sul suo futuro funzionamento. Tuttavia, sono meno pessimista di quanto lo fossi prima semplicemente perché non mi sarei mai aspettato che i vari Paesi avrebbero dimostrato di avere il tipo di disciplina che era richiesta per rientrare nell’euro”.

I problemi derivanti dalla recente crisi economica hanno avuto un effetto negativo sulla Grecia, uno dei paesi dell’Eurozona. Gli analisti dubitano che il governo di Atene sia capace o si sforzi di trovare una soluzione dei problemi finanziari che hanno colpito il Paese. Se non ce la farà, le altre 15 nazioni che adottano l’euro ne pagheranno le conseguenze, una ipotesi che non sembrano accettare con piacevolmente. Thomas Mayer, chief economist della Deutsche Bank, la settimana scorsa è intervenuto per dare un avvertimento: "La situazione è più seria che mai, da quando è stato introdotto l’euro. (…) Se la situazione in Grecia dovesse prendere una piega negativa, l'Eurozona potrebbe crollare, o affrontare una considerevole inflazione”.

I problemi dell’euro influiscono sul mondo intero. La valuta UE non è stata introdotta a causa di considerazioni economiche, ma perché l’Unione Europea pretende di essere un autentico Stato e da uno Stato ci si aspetterebbe che abbia una singola valuta nazionale. Sperando di trasformarsi in una forza politica potente, l'Unione ha adottato l'euro come valuta corrente di circa 327 milione di persone, di modo che il suo potere economico attuale possa essere percepito come una prefigurazione del suo prossimo potere politico.

L'Eurozona rappresenta la seconda maggiore economia nel mondo. Durante lo scorso decennio, l’euro è diventato la seconda valuta di riserva dopo il dollaro. Con banconote e monete in circolazione per più di 790 miliardi di euro, l’euro ha superato la circolazione del dollaro. L’euro sembra essere molto forte, rispetto al dollaro, alla sterlina inglese e ad altre valute in drammatica caduta se paragonate ad esso – una delle cause dei problemi che sta vivendo la Grecia. Il turismo è uno dei settori trainanti dell’economia greca. Per i turisti che provengono dall’esterno della Eurozona, come americani e britannici, la Grecia è diventata una meta troppo cara per le vacanze. L’anno scorso, quando la crisi economica ha colpito anche l’Europa, e il numero di cittadini europei, come gli italiani, che erano soliti andare in Grecia, si è notevolmente ridotto, l’economia greca è collassata e il governo non è stato più in grado di coprire il debito pubblico del Paese.

Con la Grecia che si trova ad affrontare la bancarotta, le paure legate alla situazione finanziaria di Atene hanno condotto verso una svalutazione dell’euro. La scorsa settimana, i ministri delle finanze di Germania e Olanda – i due Paesi della Eurozona che prima dell’euro avevano la valuta più forte in Europa (il marco tedesco e il fiorino olandese) – hanno annunciate che non aiuteranno la Grecia a risolvere i suoi problemi. I sondaggi indicano che il 70% dei tedeschi è contrario a usare le proprie tasse per un “bailout” destinato ad altri Paesi. Malgrado la propaganda della UE secondo cui i cittadini europei condividerebbero un’identità nazionale comune, questo semplicemente non è vero. Come sottolineava un editoriale della edizione tedesca del Financial Times non più tardi del mese scorso: “La Spagna crede in ‘più Europa’. Non si può più essere certi che possiamo dire lo stesso della Germania”.

Anche l'economia tedesca è stata colpita dagli effetti negativi della crisi. L'anno scorso il PIL tedesco è sceso del 5 per cento, il più grande calo dal Dopoguerra, con una perdita del 15 per cento nelle esportazioni e del 20 per cento nella vendita di beni prodotti in Germania. I tedeschi non sono quindi pronti a risollevare, a proprie spese, Paesi come Grecia, Romania, Spagna, Portogallo e Irlanda dalla recessione. C’è inoltre molta rabbia verso i Greci da parte degli altri Paesi UE: sembra che per alcuni anni la Grecia abbia “coperto” le sue performance economiche negative presentando ufficialmente un quadro economico migliore rispetto a quello reale. Per questo la promessa del governo greco di ridurre il disavanzo di bilancio dal 12.7 per cento del PIL nel 2009 al 2.8 per cento nel 2012 è stata presa con scetticismo. Molti dubitano che il governo di Atene sarà abbastanza forte da resistere alle pressioni interne dei potenti sindacati contrari agli sforzi diretti verso un taglio radicale del deficit di cui c'è bisogno, mentre altri dubitano che i Greci eviteranno di manipolare nuovamente i dati economici.

La riluttanza ad aiutare i Greci è enorme all'interno di una Eurozona che attualmente si trova ad affrontare un tasso di disoccupazione del 10 per cento, il dato più elevato da quando 11 anni fa è stato introdotto l’euro. Secondo le regole della UE, comunque, tutti i 27 stati membri – e non solo i 16 che fanno parte dell’Unione – sono obbligati ad aiutare i Greci se l'UE deciderà di concedergli un prestito. L'articolo 122 del Trattato della Unione, che è entrato in vigore nel dicembre scorso, recita: “Quando uno stato membro è in difficoltà o è seriamente minacciato da difficoltà causate da disastri naturali o avvenimenti eccezionali fuori controllo, il Consiglio dei Ministri, su proposta della Commissione Europea, può assegnare, in determinate circostanze, l’assistenza finanziaria da parte dell’Unione”.

Questa decisione è presa tramite un voto di maggioranza. Di conseguenza la Gran Bretagna, che ha sempre rifiutato di aderire all’Eurozona, in teoria potrebbe essere costretta ad aiutare a salvare l'euro. La stampa britannica ha già segnalato che, se al fondo di salvataggio UE per la Grecia si abbinerà il disavanzo del bilancio greco, e l'UE decidesse che gli stati membri debbano contribuire ognuno secondo la propria parte al totale della economia UE, la Gran Bretagna potrebbe essere costretta a pagare un conto di 7 miliardi di sterline per il “bailout” della Grecia, o forse anche di più, se altri Paesi europei in via di bancarotta, come la Spagna, saranno esentati da questa contribuzione condivisa.

Gli euroscettici britannici temono che se la Grecia, che rappresenta 3 per cento del PIL della UE, riceverà un prestito, altri Paesi dell’area euro che affrontano difficoltà finanziarie (come Spagna, Portogallo e Italia) potrebbero esigere lo stesso trattamento. Questo, dicono, caricherebbe la Gran Bretagna di una “tassa” pari 50 miliardi di sterline per salvare una valuta in cui i Britannici non hanno mai creduto. Anche se l'opinione pubblica europea si oppone a al piano di “bailout” per i greci, Irwin Stelzer ha scritto recentemente sul Wall Street Journal di aspettarsi che i politici europei presentino un piano: “C’è così tanto capitale politico investito sull’euro dalla classe politica – ha scritto Stelzer – che persino la parsimoniosa cancelliera tedesca Angela Merkel alla fine vorrà contribuire con dei prestiti se necessario”.

Tuttavia ci sono indicazioni anche in senso opposto. I politici greci potrebbero ritenere che l'unico modo per scongiurare il malcontento sociale in patria potrebbe essere quello di abbandonare l'euro e ristabilire la loro propria valuta nazionale, la dracma greca. Questo permetterebbe al governo di Atene di svalutare la valuta corrente al fine di stimolare le esportazioni e lo sviluppo economico – una mossa politico-monetaria che ad Atene resta da giocarsi per rimanere nella Eurozona. Sembra che qualcuno che controlla l'euro, alla Banca Centrale Europea (Bce), sia favorevole a questa mossa.

Il 17 gennaio scorso, Ambrose Evans-Pritchard ha scritto sul “London Daily Telegraph” che al quartier generale della Bce a Francoforte si sta preparando il terreno legale per il break-up dall’euro. Tuttavia, un problema maggiore sembra essere quello per cui, una volta accettato l'euro, un Paese non possa liberarsene a meno di lasciare questa moneta tout court. “Questo è un avvertimento per la Grecia, il Portogallo, l'Irlanda e la Spagna. Se falliranno nell'organizzare una politica di sostegno pubblico verso una austerità draconiana, rischiano di essere gettati nell'oblio islandese”. Oltre a Gran-Bretagna e Danimarca, due Paesi che hanno ottenuto l’opzione di non partecipare ai trattati della UE, tutti gli stati membri sono obbligati a entrare nell’eurozona oppure a “fissare” le loro valute ad esso. L'ex analista del FMI, Desmond Lachman, citato nel warning di CityAM, ha detto: “Ci sono tutte le possibilità per cui entro due o tre anni… lo status di stato membro della Grecia potrebbe interrompersi con un botto”.

Evans-Pritchard, tuttavia, segnala che il punto di vista dominante nei circoli finanziari londinesi sembra essere quello per cui “se alla fine sarà necessario un salvataggio (il bailout della Grecia), allora bisognerà trovare qualche forma di salvataggio…”. Questa è una scommessa, ha detto Evans-Pritchard, e Berlino farà “quello che già faceva per la Germania Est: sussidi per sempre. E’ sarà anche un giudizio sull’EMU (Economic and Monetary Union), se sia la moneta vincolante di una sacra solidarietà oppure semplicemente un sistema di tasso di cambi fissi come altri che lo hanno preceduto. Sarà la politica a deciderlo”.

Tutto ciò ci riporta a Milton Friedman: quando i politici decidono di regolare le questioni economiche e monetarie, i risultati di solito sono catastrofici
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giovedì 6 maggio 2010

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Crisi Grecia, attacco alle banche italiane

Panico a Wall Street, poi perde il 3%
Piazza Affari giù del 4%. Moody's: gli istituti italiani potrebbero essere colpiti. Ma Bankitalia rassicura. Berlusconi: le agenzie di rating hanno perso credibilità. Tremonti: nessuno è immune. Scivola l'euro ROMA (6 maggio) - I timori di un contagio della crisi greca affondano le Borse: Milano ha perso il 4%, mentre Wall Street, in uno dei giorni più turbolenti della storia, è arrivata a perdere quasi il 10%, per poi chiudere con un -3%.

«Nessuno è immune dai rischi perché passeggero con biglietto di prima classe.L'estensione della crisi è sistemica e la soluzione può essere solo comune e politica», ha detto il ministro dell'Economia, Giulio Tremonti.

La nube della speculazione continua dunque a intossicare l'Europa e dopo la Spagna e il Portogallo, colpite nei giorni scorsi dai timori di infezione della crisi greca, oggi è toccato all'Italia essere contagiata dalla paura. Piazza Affari ha chiuso in calo del 4,2% mentre la forbice dei rendimenti tra i titoli di stato italiani e quelli tedeschi si è ulteriormente allargata. L'euro è sceso a 1,25 dollari. Una reazione dei mercati che fonti della Banca d'Italia, in serata, hanno definito «ingiustificata».

A Piazza Affari banche in picchiata. L'attacco agli istituti italiani è partito dopo un report di Moody's che ha allineato le banche del nostro Paese a quelle spagnole, portoghesi, irlandesi e della Gran Bretagna: tutte considerate a rischio di contagio. Intesa Sanpaolo e Unicredit sono arrivate a perdere oltre il 10%, chiudendo con cali intorno al 7%. I ribassi dei titoli del credito hanno fatto crollare l'indice Ftse Mib dei titoli principali, che ha perso il 4,27% tornando così sui livelli dell'estate 2009. Arretrano anche Madrid (-3,27%) e Parigi (-2,14%), mentre Londra cede l'1,52%.



Il crollo di Wall Street, voci di errori tecnici. Il Dow Jones, dopo una breve ma violenta picchiata che l'ha portato a lasciare sul terreno fino a 998 punti, pari a quasi il 10%, ha chiuso con un calo del 3%. A spingere giù gli indici i timori che la crisi greca possa interrompere la ripresa dell'economia globale. Si sono poi diffuse voci secondo le quali alcuni errori tecnici potrebbero aver accelerato le vendite. Nessun errore del sistema durante il crollo e la successiva parziale risalita del Dow Jones, ha affermato però il Nyse, la società che gestisce il mercato americano.

Il Dow Jones ha perso 700 punti in 15 minuti e ne ha guadagnati 600 nei successivi 20 minuti. Citigroup sarebbe la società che potrebbe aver creato il crollo degli indici. La grande azienda di servizi finanziari - riporta l'emittente televisiva Cnbc - «sta indagando su potenziali scambi errati». Secondo indiscrezioni circolate in precedenza, all'origine del tonfo sarebbe stato invece il gruppo di beni di consumo Procter & Gamble.

L'euro scivola sotto quota 1,26. Anche oggi l'euro ha proseguito la sua corsa al ribasso. La moneta unica è scesa anche sotto la soglia di 1,26 dollari, con un minimo di seduta di 1,2551 dollari. Non accedeva dal 10 marzo 2009.

Moody's: rischio contagio anche per l'Italia, ma poi conferma rating. Moody's, in un rapporto diffuso stamattina, ha lanciato l'allarme: la crisi finanziaria della Grecia rappresenta un rischio di contagio importante per i sistemi bancari di diversi Paesi europei. Secondo Moody's i Paesi più a rischio di contagio sono il Portogallo, la Spagna, l'Italia, l'Irlanda e la Gran Bretagna. L'agenzia di valutazione del debito in serata ha tuttavia confermato la valutazione assegnata al debito italiano "AA2" e confermato anche le prospettive, definite «stabili».

«Banche italiane robuste, ma non immuni». «L'Italia è uno dei Paesi dove il sistema bancario è stato sino a oggi relativamente robusto», ma dove c'è comunque un rischio di contagio se «le pressioni dei mercati sui "rating sovrani" aumenterà», sottolinea Moody's nel rapporto sul sistema bancario europeo. Nello studio si sottolinea poi come il sistema bancario italiano abbia accusato meno di altri lo scoppio della "bolla immobiliare" e di quella dei derivati.

L'Italia non rischia il contagio della crisi che ha colpito la Grecia, afferma invece l'agenzia di rating Fitch che, esaminando i dati relativi al sistema Italia, mantiene un giudizio inalterato giudicando positivamente l'operato degli istituti bancari. «Il rating della nostra agenzia sul debito sovrano italiano -spiega all'agenzia Adnkronos Christian Scarafia, senior director nel gruppo financial institutions di Fitch Italia - è di "AA-", con un andamento stabile per
il prossimo futuro». Secondo Fitch «le banche italiane hanno saputo reagire bene, grazie soprattutto ad un modello di business tradizionale basato principalmente sulla raccolta tra la clientela».

Bankitalia: le banche italiane sono robuste. «Il sistema bancario italiano è robusto - hanno commentato fonti di Bankitalia -. Il deficit di parte corrente è basso, il risparmio è alto, il debito complessivo di famiglie, imprese e Stato è basso rispetto ad altri Paesi, il debito netto nei confronti dell'estero è basso. Tutto ciò rende il caso dell'Italia diverso da quello di altri Paesi».

La reazione mercati «è del tutto ingiustificata. L'esposizione delle banche italiane verso la Grecia è pari allo 0,2% del totale delle attività del nostro intero sistema», hanno poi sottolineato ancora in serata fonti della Banca d'Italia.

«Il sistema bancario italiano dispone di una quantità di titoli stanziabili sufficiente a fronteggiare eventuali tensioni, anche di notevole intensità, sui mercati interbancario e della provvista all'ingrosso», hanno aggiunto le fonti della Banca d'Italia, spiegando inoltre come nel comparto bancario «la posizione netta di liquidità è andata migliorando nel corso degli ultimi mesi».

Le agenzie di rating ormai hanno perso credibilità: bisogna intervenire per regolare la loro attività. E' l'opinione del premier Silvio Berlusconi, che parlando con alcuni dei suoi più stretti collaboratori, ha dato un giudizio severo sulle agenzie internazionali che giudicano la solidità dei sistemi economici degli Stati. Il rigore dei conti resta la priorità, ha poi ribadito il premier.

Merkel e Sarkozy alla Ue: salvare l'euro. Merkel e Sarkozy hanno scritto una lettera congiunta in cui chiedono a Bruxelles il rafforzamento della governance economica europea per salvare l'euro. Merkel e Sarkozy vogliono rafforzare la sorveglianza sui conti pubblici della zona euro e dotare i sedici Paesi membri di un «robusto quadro» di gestione della crisi. La lettera è pubblicata dal quotidiano francese Le Monde.

«Siamo convinti che non ci sarà un default della Grecia». Lo ha detto il presidente della Bce, Jean-Claude Trichet, sottolineando che il Consiglio direttivo della banca centrale di Eurolandia - che oggi ha lasciato invariati i tassi - «si congratula del piano greco adottato al termine di trattative con la Commissione Europea e l'Fmi e che permetterà di garantire la stabilità finanziaria della zona euro». «Non abbiamo mai discusso in alcun modo un'ipotesi di procedura di default di stati di Eurolandia», ha aggiunto Trichet.

Tremonti: venerdì ok a decreto aiuti da 5,5 miliardi. «La nostra quota nel pacchetto di sostegno è il 18,4% per cento del totale europeo, pari inizialmente a 5,5 miliardi. Il decreto legge che sarà approvato domani dal Consiglio dei ministri ci consente di intervenire in modo flessibile con emissioni a medio/lungo termine e anticipazioni di tesoreria», ha precisato il ministro dell'Economia.




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PETROLIO CROLLA A NEW YORK

Petrolio crolla a New York: -6,7%
Greggio quotato 74,58 dollari, vola l'oro a 1.205,80 dollari Tonfo del petrolio che, a New York, cede il 6,7% a 74,58 dollari al barile. Vola invece l'oro a 1.205,80 dollari. Gia' la chiusura ufficiale aveva fatto segnare un deciso calo per il greggio, che a fine seduta era sceso del 3,5%. Lo scivolone si e' configurato gradualmente lungo tutto l'arco della seduta. Gia' a meta' pomeriggio l'oro nero cedeva l'1,7% sulle quotazioni di ieri.

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mercoledì 5 maggio 2010

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Tamoil e Total rincari

Dopo gli aumenti resi noti ieri dalle altre compagnie, la prima ha ritoccato di 0,5 centesimi il prezzo della verde, la seconda di 0,7 centesimi il solo diesel ROMA - Nuovi aggiustamenti al rialzo sulla rete carburanti. Dal consueto monitoraggio di quotidianoenergia.it emerge, infatti, che da questa mattina Tamoil ha ritoccato al rialzo di 0,5 centesimi il prezzo di riferimento della benzina, salendo così a 1,441 euro/litro. Total, invece, ha aumentato di 0,7 centesimi il solo diesel portandosi a 1,286 euro/litro.
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FESTA DELLA MAMMA IN ITALIA MOLTA POVERTA'

Oltre 1,6 milioni di mamme italiane sono povere. L'Afghanistan, invece, e' quello dove le madri stanno peggio. Lo rileva Save the Children. Secondo l'11/mo 'Rapporto sullo Stato delle Madri nel mondo', la condizione delle madri nel mondo non gode ancora di ottima salute. Nel nostro paese, ad esempio, oltre 1,6 milioni sono povere e un milione ha un figlio piccolo ed ha serie difficolta' ad arrivare a fine mese. Nel rapporto l'Italia si colloca al 17/mo posto su 160.

La poverta' e' quindi il problema delle mamme e dei figli italiani e la situazione piu' grave e' vissuta delle madri sole con almeno un figlio minore: il 44% arriva a fine mese 'con molte difficolta'', il 31% e' in arretrato con le bollette, il 25% non ha i soldi per le spese mediche, il 21% per le spese scolastiche. Ma anche il 15,4% delle coppie con un bambino con meno di 18 anni - segnala il rapporto - vive in poverta'. Save the children ribadisce inoltre che la maternita' puo' diventare causa di poverta'. E il divario occupazionale cresce all'aumentare del numero dei figli. Il rapporto prende in considerazione anche la condizione delle madri nel mondo. Cinquanta milioni di donne partoriscono senza assistenza; quasi 350 mila perdono la vita per la gravidanza e il parto. Questi alcuni dei dati principali da cui emerge anche che l'Afghanistan e' il paese dove le madri e i bambini stanno peggio, la Norvegia quello in cui stanno meglio. Il rapporto ricorda inoltre che grazie a poche misure semplici e a basso costo, come l'assistenza specializzata al momento del parto e vaccini, molti delle circa 250.000 donne e 5.5 milioni di bambini che oggi muoiono, potrebbero salvarsi.

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martedì 4 maggio 2010

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La Crisi colpisce anche la festa della mamma

Precarietà del lavoro e problemi economici sono il maggiore ostacolo al desiderio di avere figli secondo uno studio della Fondazione "L'albero della Vita", che per la Festa della Mamma, scende in piazza per aiutare le madri in difficoltà
. Piante, fiori e cioccolatini. Anche quest'anno, per le mamme d'Italia arriveranno in dono i regali più amati. Per tutte loro oggi è un giorno di festa, anche se, in tempi di crisi, essere madri è diventato davvero un impegno difficile. A ricordarlo è uno studio della fondazione "L'albero della Vita", nata con l'obiettivo di tutelare i diritti delle mamme in situazione di disagio sociale. Secondo la ricerca, carriera e problemi economici non hanno ancora fermato il desiderio di avere dei figli, ma nove donne su dieci hanno posticipato la maternità per problemi legati al lavoro e ai soldi.
Piante, fiori e cioccolatini. Anche quest'anno, per le mamme d'Italia arriveranno in dono i regali più amati. Per tutte loro oggi è un giorno di festa, anche se, in tempi di crisi, essere madri è diventato davvero un impegno difficile. A ricordarlo è uno studio della fondazione "L'albero della Vita", nata con l'obiettivo di tutelare i diritti delle mamme in situazione di disagio sociale. Secondo la ricerca, carriera e problemi economici non hanno ancora fermato il desiderio di avere dei figli, ma nove donne su dieci hanno posticipato la maternità per problemi legati al lavoro e ai soldi.
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Anche i meccanici sentono la Crisi

Gli incentivi per la rottamazione e la crisi economica colpiscono anche i meccanici di fiducia, i gommisti e i carrozzieri. Secondo i dati elaborati da Aira (Associazione autoriparatori) e Cna di Massa Carrara (che conta oltre 500 attività del settore fra cui anche elettrauti e centri revisione) le riparazioni da parte degli . automobilisti sono calate del 20%, a causa degli sconti per la rottamazione che hanno spinto i proprietari delle vetture a comprare l’auto nuova piuttosto che a riparare la vecchia.
E a peggiorare la situazione ha contribuito anche la crisi economica che ha costretto gli automobilisti a rimandare i tagliandi delle vetture e ad abolire del tutto la manutenzione ordinaria come il tradizionale cambio dell’olio e il check-up delle gomme.
“È innegabile - analizza Leonardo Lazzoni, presidente Aira-Cna - che la crisi si fa sentire anche per noi. C'è un calo del lavoro, dalle piccole manutenzioni a quelle ordinarie in tutti i settori dell'autoriparazione. La colpa? Un po’ degli incentivi che ringiovaniscono il parco auto togliendo dalla circolazione le auto più vecchie, quelle che solitamente si riparano con più frequenza, e dall'altro la crisi che porta le famiglie verso il meccanico di fiducia solo quando l'auto non ne può fare a meno. Prima il tagliando annuale era la regola. Era un po’ come la visita medica. Oggi l'auto non deve partire per portarla da noi”.
A esser colpiti non solo i meccanici, ma anche i gommisti. Prima di cambiare i pneumatici infatti, l’automobilista oggi, valuta la scelta con oculatezza, per evitare o comunque cercare di procrastinare la spesa da dover sostenere. “Le persone - continua Lazzoni - chiedono quanti chilometri possono fare con le gomme e le portano sino al limite. In tanti inoltre chiedono pneumatici usati: sintomi evidenti di un malessere generale che noi, gli autoriparatori, tocchiamo da vicino ogni giorno”.
Per contrastare questo fenomeno e discutere di quali strade percorrere per risolverlo la Cna ha organizzato un seminario sabato 17 ottobre ad Avenza.
“La nostra categoria è in affanno - conclude il presidente Aira-Cna - e mai come oggi serve fare quadrato per cercare di trovare insieme soluzioni tampone per passare oltre questi difficili mesi. Il seminario sarà anche l'occasione per aggiornare i colleghi sugli aspetti della responsabilità civile e penale che li riguarda da vicino, ma anche per sensibilizzare gli addetti a mantenere standard qualitativi elevati per reggere la crisi”.
di Lorenzo Stracquadanio
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lunedì 3 maggio 2010

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viaggi in caduta, specie al Sud

Il settore del turismo archivia un 2009 da dimenticare. Il numero di viaggi degli italiani è calato dell'8%, tra vacanze e affari con un picco del -8,3% nel comparto leisure che pesa per l'86,6% sul totale, dovuto alla flessione dell'11,6% registrata dalle vacanze brevi, mentre quelle con almeno quattro pernottamenti si mantengono sostanzialmente stabili. La fotografia arriva dall'indagine «Viaggi e vacanze in Italia e all'estero 2009» dell'Istat. A soffrire di più gli spostamenti con destinazioni italiane (-9,4%) con una contrazione particolarmente marcata nel Sud (-19,7%) dove diminuiscono sia le vacanze brevi (-25,3%) sia quelle lunghe (-17,5%).

Alla contrazione delle vacanze corrisponde una flessione ancora più pesante dei ricavi di tour operator, albergatori e agenzie di viaggio registrare cali dal 10% al 35 per cento. Ma il 2010 dovrebbe segnare un leggero recupero, secondo le previsioni dell'Isnart-Unioncamere che oggi alla Bit, alla fiera di Milano-Rho fino al 21 febbraio, presenta il rapporto annuale «Turismo in pillole» di cui Il Sole 24 Ore dà un'anticipazione.

«Per contrastare le conseguenze della crisi economica – spiega Flavia Maria Coccia, direttore operativo di Isnart –, il comparto del ricettivo alberghiero ha agito fortemente sulla leva dei prezzi abbassandoli dell'8,8%: ciò ha fatto sì che, dal -4,3% di vendite di camere che si prospettava a fine estate, si chiuda l'anno con un 3,1%». Una politica che ha mantenuto alta la capacità di attrazione delle destinazioni italiane «ma che ha inciso sul fatturato delle imprese, con una perdita stimata sul fatturato del -11%» continua Coccia. A calare, oltre ai fatturati degli operatori turistici, anche quelli di altri settori, basti pensare che tra vitto, alloggio, shopping e attività ricreative (cultura e divertimenti) gli italiani in vacanza hanno speso 2 miliardi in meno rispetto al 2008 per un totale di 75 miliardi.

Per il 2010 l'Isnart prevede una ripresa dei viaggi all'estero (4,9 milioni di italiani contro i 2,6 milioni dell'anno scorso) per un totale di 14 milioni che partiranno rispetto ai 10,8 milioni del 2009. «Per le prossime vacanze – conclude Coccia – gli italiani spenderanno 11,1 miliardi di euro di cui 5,4 miliardi resteranno in Italia con una previsione di spesa media pro-capite di 647 euro».

Le flessioni registrate nel 2009 dal settore turistico non sono così gravi rispetto alle perdite che hanno interessato altri comparti come l'industria o l'abbigliamento, secondo Enrico Finzi, presidente di Astra-Demoskopea. «Il settore ha perso poco e meno di quanto si pensa – spiega il sociologo – perché l'Istat non tiene conto di canali come il turismo religioso che è in forte crescita e i microviaggi. La tendenza degli ultimi anni a una riduzione della durata della vacanza è stata acuita dalla crisi che ha riportato in auge la gita fuori porta in giornata o con una sola notte in albergo, nelle seconde case o ospiti di amici e parenti. Viaggi che non sono mediati da agenzie o tour operator e sfuggono alle rilevazioni ufficiali. Ma questo non significa che la gente non va in vacanza e non spende».

Certo la crisi c'è e si fa sentire e il Sud è il più colpito, continua Finzi. «È più lontano e difficile da raggiungere, ha una minore capacità di ospitalità, infrastrutture peggiori del resto d'Italia e meno servizi. Senza dimenticare i tagli ai voli su Brindisi fatti da Alitalia che hanno penalizzato il Salento. Basti pensare invece ad aree che hanno tenuto come l'alto Adriatico e il Garda: sono capaci di fare sistema e marketing. Stesso discorso per le crociere capaci di offrire soluzioni per target diversi con un altissimo rapporto tra prezzo e qualità percepito dal pubblico».

Meno ottimisti invece gli operatori del settore. «Il tema vero – commenta Andrea Giannetti, presidente di Assotravel – non è tanto la riduzione del numero di viaggi che è comunque preoccupante ma non quanto la flessione dei ricavi, fra il 30 e il 35%, che le nostre agenzie hanno registrato». La crisi non è per nulla finita, secondo il presidente di Assoturismo-Confesercenti, Claudio Albonetti: «La vera preoccupazione è come incentivare una stagione turistica estiva che potrebbe essere segnata da una ulteriore flessione rispetto al 2009». Chiede incentivi per il settore Bernabò Bocca, presidente di Federalberghi-Confturismo: «Il 2009 è stato un anno assolutamente negativo per il turismo. Ci dispiace però non essere presenti mai nei settori da aiutare e sostenere».



IN DIMINUZIONE IL NUMERO DEGLI SPOSTAMENTI

Nel 2009 sono 113 milioni e 46mila i viaggi della popolazione residente: rispetto al valore rilevato nel 2008 la flessione risulta dell'8%; quelli effettuati per vacanza sono l'86,6%, mentre il restante 13,4% è effettuato per ragioni di lavoro

Calano nel 2009 le notti trascorse fuori casa (pari a 676 milioni e 244mila, con una flessione dell'8% sul 2008); in termini di pernottamenti, il 91% delle notti viene speso in occasione di viaggi di vacanza e l'8,4% per i viaggi di lavoro

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MECCANICI E' CRISI

MENTRE il mercato dell' auto crolla, Autopromotec 2010 apre i battenti armata di fiducia, sperando nella ripresa di un settore che con la crisi potrebbe fare qualche affare in più. Perché se ora la macchina nuova è un lusso, si deve pur pensare a mantenere quella vecchia. La 23esima fiera biennale delle attrezzature e servizi legati all' industria dell' auto, al via domani, si conferma anche quest' anno evento di punta del comparto: strizzando l' occhio a carburanti ecologici e innovazione, incassa qualche decina di espositori in più e spera nel record di visitatori. «In questo momento l' aumento delle presenze è una grande soddisfazione - spiega Renzo Servadei, amministratore delegato di Promotec, società che organizza la rassegna - il nostro è un settore anticiclico, con un ritardo di circa 6-7 mesi sulla crisi delle vendite auto: prima di andare dal carrozziere per un graffietto, si aspetta comunque di averne qualcuno in più». Un mercato, quello di meccanici, elettrauto e gommisti, che reagisce infatti in maniera complessa alla crisi. «Il calo c' è - continua Servadei - soprattutto per le flotte dei camion: girano di meno e ne risentono le manutenzioni. Ma prevediamo un risveglio per la seconda metà dell' anno». Con tre padiglioni in più e l' intera area 48 dedicata al mondo dell' autolavaggio, protagonista ad Autoprometec 2009 sarà l' ambiente: «La grande novità è l' ampio spazio ai carburanti alternativi come gas, metano e Gpl, settori chiave per l' immediato futuro- conclude l' ad di Promotec - cercheremo di stimolare gli operatori con dimostrazioni "a cofano aperto" sugli ultimi sistemi di diagnostica e sicurezza». Quasi un corso di aggiornamento attraverso la mostra "Futurmotive", che illustrerà le tecnologie più avanzate del settore. Durante la manifestazione sarà presentata anche la nuova associazione "Assoruote", che avrà sedea Bologna e che riunirà i produttori di cerchi per pneumatici.

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Auto: mercato precipita ad aprile, -15,6


Il mercato dell'auto in Italia precipita ad aprile a causa dell'esaurirsi della coda degli incentivi 2009 segnando un calo del 15,65%.
Le immatricolazioni, infatti, il mese scorso, sono ammontate a 159.971 unita'. Lo rende noto il Ministero delle Infrastrutture e Trasporti. A marzo le immatricolazioni avevano registrato un balzo del 19,61%. Fiat Group Automobiles ha immatricolato ad aprile in Italia 49.156 nuove auto, in picchiata del 26,25% rispetto alle 66.651 consegnate ad aprile 2009.

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Moto: vendite in calo ad aprile

Incentivi non sostengono mercato, cresce solo settore 50cc Gli incentivi del governo non hanno fatto ripartire le vendite delle moto, che ad aprile hanno segnato un calo del 14%, a 42mila unita'. Quest'anno, ricorda l'Ancma, la campagna e' partita il 15 aprile e e si e' esaurita in un paio di settimane. Il calo maggiore si e' registrato per gli scooter, con 25 mila unita' consegnate (-15%), mentre le moto, forse anche grazie all'incentivo in percentuale sul listino e ampliato fino a 70 kilowatt, hanno perso solo l'11%. bene i ciclomotori (+18,4%).



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domenica 2 maggio 2010

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Va male per i giovani E l'inflazione sale: 1,5% DISSOCUPAZINE

Secondo i dati Istat il tasso a marzo ha registrato lo 0,2% in più rispetto al mese precedente e un incremento dell'1% rispetto a marzo 2009. Ad aprile l'inflazione sale all'1,5%

Roma, 30 aprile 2010 - Tasso disoccupazione ai massimi dal secondo trimestre del 2002: secondo l’Istat, si è attestato a marzo all’8,8%, lo 0,2% in più rispetto al mese precedente e l’1% rispetto a marzo 2009.



In forte rialzo il tasso di disoccupazione giovanile è pari al 27,7%, in calo dello 0,4% rispetto al mese precedente ma in aumento di 2,9 punti percentuali rispetto a marzo 2009.



Vola allo stesso tempo l’inflazione. Nel mese di aprile i prezzi al consumo sono aumentati dell’1,5% su base annua attestandosi ai massimi dal febbraio del 2009 (+1,6%), dopo l’1,4% di marzo. Nel confronto mensile, invece, l’inflazione è cresciuta dello 0,4%. Lo comunica l’Istat che ha diffuso la stima provvisoria sulla dinamica dei prezzi al consumo di aprile. L’inflazione acquisita per il 2010 è pari a +1,2%. L’indice armonizzato dei prezzi al consumo (Ipca) sale ad aprile dello 0,9% su base mensile e dell’1,6% su base annua (record da dicembre 2008).

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GRECIA PRONTI GLI AIUTI

A Bruxelles tutto e' pronto per la volata finale verso l'ok agli aiuti Ue-Fmi che salveranno la Grecia dalla [...]
BRUXELLES, 1 MAG - A Bruxelles tutto e' pronto per la volata finale verso l'ok agli aiuti Ue-Fmi che salveranno la Grecia dalla bancarotta. La costringeranno pero' a nuove misure di rigore senza precedenti che il premier Papandreou annuncera' domattina. Il pacchetto di prestiti da 100-120 mld in tre anni ad un tasso del 5%, annunciato dal ministro francese dell'Economia Christine Lagarde, sara' erogato 'in fretta', hanno detto il cancelliere tedesco Merkel e il presidente francese Sarkozy.

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Le fiere stanno tenendo botta rispetto alle aziende

L’internazionalizzazione? “Bisogna perseguirla facendo massa critica,e nei prossimi mesi potrebbe scattare l’ora del Mediterraneo”. L’Expo del 2015?”Sarà una grande occasione per tutto il sistema Italia” Armando Campagnoli, detto Duccio, è assessore Attività produttive, Sviluppo economico e Piano telematico dell’Emilia-Romagna, nonché grande esperto di manifestazioni fieristiche: non è un caso che sieda nel consiglio d’amministrazione di BolognaFiere, uno dei gruppi più orientati all’internazionalizzazione in Italia. Nato a Recanati (Macerata) nel 1952, laureato in filosofia, Campagnoli è entrato giovanissimo nel sindacato Cgil.Dal 1981 al 1986 è stato segretario della Fiom dell’Emilia-Romagna, quindi della Camera del lavoro di Bologna fino al 1994. Poi ha iniziato la carriera politica: èstato eletto in Regione nel 1995 nelle liste del Pds e nel 2000 nelle liste Ds.
L’intervista.

Dottor Campagnoli, nonostante la crisi – che mette in grossa difficoltà le aziende e l’economia reale – lei è ottimista sul futuro a breve termine delle fiere, perché?

A parlare sono i numeri: perle imprese sono tutti meno20 o meno 30 per cento; le fiere invece tengono abbastanza bene. Anche se devo ammettere che, a guardare inumeri previsionali, quest’anno sarà senza dubbio duro. Se le fiere tengono, del resto, un motivo c’è: le imprese devono fare “pubblicità” emettersi in mostra. Proprio lacrisi che sta attanagliando il sistema le costringe a raggiungere il cliente attraversoi quartieri espositivi.

E l’internazionalizzazione delle fiere? Come valuta il livello raggiunto fino adesso?

La mia proposta è di fareuna società che potrebbe chiamarsi Sistema Italia, partecipata dalle principali fiere italiane, per andare all’estero e fare davvero sistema e massa critica. BolognaFiere, per esempio, è andata in India ma si è trovata in difficoltà perché non aveva la mole necessaria per battere la concorrenza straniera. Ben inteso, le nostre fiere fino ad oggi all’estero hanno fanno bene, ma hanno senza dubbio le potenzialità per fare ancora meglio.

BolognaFiere e FieraMilano, per fare due esempi, si sono già mosse molto all’estero.

È vero, in Cina e a Mosca hanno davvero dimostrato di saperci fare. Ora tuttavia credo sia arrivato davvero il momento di allearsi e fare sistema. Noi dell’Emilia Romagna – e ci tengo a sottolinearlo – siamo per l’alleanza e l’integrazione internazionale tra le fiere,con Milano in primis. In questo senso credo che l’Expo del 2015, che si svolgerà nella città meneghina, rappresenterà davvero una grande occasione per tutti.

Secondo lei quali sono i mercati più interessanti per crescere all’estero?

India, Cina e il Far East sicuramente, ma anche l’Est Europa, a partire dalla Serbia. Certo con questa crisipotrebbe finalmente scoccare l’ora del Mediterraneo che resta sempre un bacinomolto interessante.

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sabato 1 maggio 2010

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1 Maggio:FESTA DEL LAVORO NONOSTANTE LA CRISI

Un primo maggio dalle grandi vertenze sindacali, quello di quest'anno. A comincia da quella dell'Adelchi, definita la più difficile vertenza del territorio. Sono 680 i lavoratori rimasti in cassa integrazione, altrettanti sono . ormai definitivamente espulsi dal ciclo produttivo e non hanno più ammortizzatori sociali. Dopo 7 mesi di aspre proteste degli operai del calzaturificio tricasino, si è riusciti ad ottenere un tavolo ministeriale sulla vertenza ma il futuro non è positivo. L'azienda non ha tuttora presentato un piano di rilancio industriale, necessario anche per ottenere la proroga della cassa integrazione, in scadenza il prossimo 2 luglio. E a brindisi la Alenia Aeronautica ha comunicato la chiusura in tempi brevi del sito che impiega 74 dipendenti. si prevede la cassa integrazione straordinaria per due anni e mobilità verso la pensione per 25 lavoratori; altri 49 saranno ricollocati nel sito di Grottaglie. Contro questa decisione la denuncia dei sindacati: “La Fiom non è disponibile ad una guerra tra stabilimenti e ritiene che Finmeccanica, attraverso le proprie società, debba mettere in campo tutte le iniziative per trovare soluzioni industriali di rilancio per Brindisi”. A Taranto, la protesta ieri degli operatori e sindacati del call center teleperformance davanti ai cancelli, contro i 647 esuberi annunciati dall’azienda. «Quella di telepeformance - hanno detto - deve diventare una questione nazionale, serve proseguire sulla strade della stabilizzazione». Ad intervenire a sostegno dei lavoratori anche l’ex ministro al lavoro, Cesare Damiano: «Subito gli incentivi e la rimodulazione delle commesse delle grandi aziende, che non possono più essere al massimo ribasso».
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