mercoledì 11 novembre 2009

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I flussi turistici sono in calo e i ricavi crescono solo se l’offerta comprende escursioni e spa

La Penisola non è più in cima ai desideri dei turisti internazionali e a soffrire sono in particolare le catene alberghiere, che ora chiedono al Governo una nuova politica turistica, che alleggerisca l’impatto fiscale e restituisca appeal alle bellezze del paese. Secondo l’Organizzazione Mondiale del Turismo, nel 2008 in tutto il globo il turismo ha segnato una crescita dell’1,9% rispetto al 2007. Un brusco rallentamento rispetto al +7% dell’anno prima ma comunque positivo se si considera lo scenario economico in cui è maturato. L’Italia ha invece registrato una flessione sia degli arrivi (3,1%) frutto soprattutto della disaffezione da parte degli stranieri (5,48% rispetto al 1,26% degli italiani), sia delle presenze (2,03% per la componente nazionale e 3,79% per quella estera). La situazione è stata anche peggiore per gli alberghi, secondo i dati diffusi nei giorni scorsi da Aica, l’Associazione che riunisce in Confindustria le Catene Alberghiere italiane e internazionali operanti in Italia: lo scorso anno gli arrivi sono stati 75 milioni contro i 78 milioni del 2007 (3,9%). Il calo registrato va principalmente attribuito alla flessione degli arrivi stranieri, calati del 6,5%, oltre 2 milioni di unità in valori assoluti, mentre gli arrivi degli italiani hanno segnato una flessione dell’1,8%. Nessun altro paese europeo ha fatto registrare dati così negativi.
Lo studio Aica mette, poi, l’accento su un altro aspetto: nel corso del 2008 l’occupazione media negli alberghi è stata del 59,2%, vale a dire 4,5 punti percentuali in meno del 2007. Questo nonostante un calo medio del 4,2% sul fronte dei prezzi (132,15 a stanza) e una contrazione dell’11% per quanto concerne il ricavo medio per camera (78,26 euro). Le cose non sono andate meglio per il comparto food & beverage degli alberghi, che ha registrato un calo del fatturato del 17,8%. L’unica voce a muoversi in controtendenza è stata l’insieme delle attività di supporto al soggiorno alberghiero come area congressuale, spa, affitto negozi ed escursioni – con un +8,6%.
Il trend al ribasso è destinato a essere confermato nell’anno: per i primi otto mesi del 2009, l’Osservatorio Confindustria Aica segnala un calo di tutti i principali indicatori. Elena David, presidente di Confindustria Aica, non nasconde le difficoltà: "Il 2008 è stato l’anno peggiore che l’industria dell’accoglienza possa ricordare". Quindi, rivendica l’impegno del settore: "Nel biennio 20082009 le catene alberghiere hanno investito in Italia un miliardo di euro generando valore e posti di lavoro. A fronte degli impegni mantenuti da parte nostra, il Governo non ha ancora adottato alcuna misura concreta a sostegno del settore". Le rivendicazioni riguardano soprattutto l’ambito fiscale: "Nel nostro paese la pressione fiscale sfiora ancora il 31% contro il 24% dei concorrenti Francia e Spagna e l’Iva è al 10%, contro il 5,5% in vigore in Francia e il 7% della Spagna". Oltre alla richiesta di "un piano nazionale per il turismo, che superi la frammentarietà regionale e restituisca appeal all’immagine dell’Italia come approdo turistico".

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