giovedì 12 novembre 2009

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Industria: prezzi fermi e margini ai minimi

La profonda recessione da cui l’economia italiana sta faticosamente uscendo ha portato a un nuovo calo dei margini delle imprese industriali. Dopo 10 anni di erosioni tra 1997 e 2006 e l’isolato rialzo nel 2007 (+0,3%), il markup industriale è tornato a ridursi: 0,5% nel 2008, 1,4% nella prima metà del 2009. Dal 1996 il calo è del 4,5%. Ciò nasce dalla forbice sempre più ampia apertasi tra costi unitari variabili e prezzi dell’output. Con la recessione sia costi che prezzi hanno invertito la rotta, subendo un brusco calo dal picco nel terzo trimestre 2008. Ma i prezzi sono scesi di più: 5,4% contro 4,8% dei costi.
Questi ultimi riflettono gli andamenti di materie prime e costo del lavoro per unità di prodotto (clup). Il prezzo dell’input di materie prime industriali misurato dall’Istat si è ridotto del 4,5% nella prima metà del 2009 per il calo delle quotazioni internazionali delle materie prime da agosto a dicembre 2008. Il clup invece è balzato del 15,9% nella prima metà del 2009, per il calo della produttività del lavoro, frenando la discesa dei costi unitari variabili. Il prezzo dell’input risalirà man mano che incorporerà il nuovo rialzo delle materie prime iniziato nel 2009, che riflette la ripresa della domanda mondiale. Il Brent è più che raddoppiato da inizio anno e i metalli rincarano fortemente (+28,5%, indice CSC in euro).
Per i prezzi dell’output invece non ci sono ancora segnali di risalita. La recessione ha indotto un taglio dei prezzi alla produzione a fronte della caduta della domanda: nel manifatturiero calano del 7,4% annuo nell’agosto 2009. E i prezzi "core" (al netto di energia e alimentari) passano da +2,3% nel 2008 a 2,2% nel 2009 (primi 8 mesi). Il taglio dei prezzi interessa soprattutto i beni intermedi (8,5% dal picco) ed energetici (21,6%), che non riflettono finora il nuovo rialzo di metalli e Brent. Ma coinvolge anche beni di capitale (1,8%), di consumo non durevole (2,5%) e di consumo durevole (0,2%). I ribassi nei settori a monte aiutano le imprese a valle, più esposte al calo della domanda finale, a contenere l’erosione dei margini.
Il ribasso dei prezzi alla fabbrica non conduce però a un taglio dei prezzi al consumo, passando per la fase della distribuzione commerciale. Anche in questa fase si registra un rialzo del clup, e conta molto meno il ribasso delle materie prime. Così l’inflazione core (anch’essa al netto di energia e alimentari), pur in flessione, resta saldamente positiva: 1,5% nel settembre 2009, 2,3% nell’agosto 2009. Che la core rimanga su tali livelli è un bene perché tiene lontano il pericolo deflazione. Ma le imprese industriali soffrono due volte: vedono erosi i margini senza stimolare in pieno la domanda finale, come sarebbe necessario per consolidare la ripartenza dell’attività produttiva.

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