sabato 10 dicembre 2011

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Parlamento in rivolta contro i tagli agli stipendi di deputati e senatori previsti dal decreto "salva-Italia".

Propongo che vengano resi noti i nominativi dei deputati e senatori a favore o contro il taglio dei loro vitalizi.
come volevasi dimostrare, alla prima occasione questi signori dimostrano il loro poco attaccamento alla nazione, alla patria e alla cittadinanza!!!. tutti paghiamo, tutti dobbiamo fare sacrifici tranne loro che continuano ad ingrassare....FATE SCHIFO!!!!!!

Nella manovra del premier Mario Monti, all'articolo 23, c'è una
norma che se applicata si potrebbe tradurre in un taglio significativo agli stipendi di deputati e senatori, che dovrebbero essere livellati, come previsto dalla manovra estiva varata dall'ex ministro del Tesoro Giulio Tremonti, alla media europea dopo una analisi di una commissione presieduta dal numero uno dell'Istata, Enrico Giovannini. Un provvedimento che riguarda anche molti alti burocrati dello Stato e quasi tutte le autorità di garanzia, esclusa la Banca d'Italia.

Deputati e senatori non vogliono però che a decidere sui loro stipendi sia il governo e reclamano l'autonomia di Montecitorio e Palazzo Madama. La commissione Affari costituzionali ha già dato parere negativo e c'è una intesa di massima per modificare il decreto "salva-Italia" di Monti su questo punto. L'emendamento che modificherà la norma taglia indenità, ha detto oggi il relatore della manovra Pier Paolo Baretta (Pd) «potrebbe essere nostro o del governo». «La Commissione Giovannini deve portare a termine il suo lavoro - ha aggiunto Baretta riferendosi al gruppo che sta studiando l'equiparazione degli stipendi italiani a quelli europei - ma il punto è che il governo non può agire con un decreto ma è il Parlamento che lo deve recepire».

«Si sta lavorando per un emendamento in cui si stabilirà un tempo massimo entro cui la commissione» presieduta Giovannini «dovrà intervenire» sul taglio degli stipendi dei parlamentari, ha precisato il vice capogruppo del Pdl alla Camera Massimo Corsaro annunciando che si va verso uno slittamento dei tempi per il taglio. «Eventualmente la nuova formulazione servirà per dare qualche mese in più di tempo. In ogni caso si tratta di un atto che deve fare il Parlamento e non il governo», ha aggiunto Corsaro. Insomma i tagli agli stipendi dei deputati possono aspettare.

«Escludo che nel Parlamento ci possa essere un'azione dilatoria o di contrasto nei confronti di quello che inopportunamente il Governo ha inserito nel decreto: la riforma delle indennità e del trattamento economico degli stipendi dei parlamentari, adeguandoli alla media di quelli degli
altri paesi europei», ha detto il presidente della Camera Gianfranco Fini.

«Nel decreto legislativo del governo - ha detto il presidente della Camera Gianfranco Fini - la norma era scritta male perché non è possibile intervenire sulla materia per decreto. Questo argomento è prerogativa delle Camere e il Parlamento valuterà adeguatamente. Escludo un'azione di contrasto tra Parlamento e governo su questo argomento».

«Ancora una volta, con motivazioni pretestuose è stata dichiarata inammissibile la proposta di abolizione dei vitalizi dei parlamentari. La casta è senza vergogna perché pensa a tutelare se stessa persino nel momento in cui chiede sacrifici ai cittadini, fa pagare ai lavoratori, alle imprese e alle famiglie il costo del risanamento. È proprio la politica che dovrebbe dare il buon esempio e rinunciare ai propri privilegi in un momento difficile per tutto il Paese», ha affermato il vice capogruppo Idv alla Camera Antonio Borghesi commentando la dichiarazione di inammissibilità di alcuni suoi emendamenti alla manovra del governo con i quali si chiedeva l'abolizione dei vitalizi per deputati e senatori. «È proprio da questo atteggiamento di autotutela - prosegue - che nasce l'indignazione popolare ed il sentimento dell' antipolitica, che allontana i cittadini dalla vita pubblica. È stata scritta una brutta pagina, ma l'Italia dei Valori non demorde e continuerà questa battaglia di trasparenza e di giustizia sociale a nome di tutti i cittadini che sono stanchi di essere presi in giro».

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