martedì 15 novembre 2011

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RESORT DI LUSSO DA 50 MILIONI SEQUESTRATO PUNTA PROCIUTTO (LECCE)

LECCE - Case-vacanza per persone abbienti, fornite di ogni lusso, per un valore complessivo di 50 milioni di euro. È stato sequestrato il lussuoso resort 'Punta Grossa', costruito sulla base di una


lottizzazione abusiva in una zona protetta di Porto Cesareo, in provincia di Lecce, la contrada 'Serricellè, un'area che per le sue caratteristiche paesaggistiche è stata dichiarata di notevole interesse pubblico (si tratta della cosiddetta Palude del Conte/Duna di Punta Prosciutto vicina a una riserva marina).
Stamane i finanzieri della Compagnia di Gallipoli hanno sequestrato la mega struttura ricettiva in esecuzione di un provvedimento preventivo del gip del Tribunale del capoluogo salentino Cinzia Vergine su richiesta del sostituto procuratore Antonio Negro. Il valore complessivo dell'immobile ammonta a 50 milioni di euro. Le Fiamme Gialle hanno eseguito diverse perquisizioni nelle abitazioni e negli studi professionali di alcuni indagati.
L'operazione è stata denominata 'Barone'. Sono state denunciate alla Procura della Repubblica anche 129 persone, residenti su tutto il territorio nazionale, responsabili del reato ambientale di lottizzazione abusiva, di cui 120 proprietari di fatto di appartamenti adibiti a case-vacanza, all'interno del villaggio di proprietà di una società di capitali, la Fgci srl. In pratica la residenza alberghiera non aveva autorizzazioni ambientali.

La costruzione dell'intero complesso immobiliare ha causato una rilevante trasformazione urbanistica delle aree interessate, sottoposte a vincoli ambientali e paesaggistici, anche in violazione delle prescrizioni degli strumenti urbanistici vigenti e delle normative edilizia, urbanistica ed ambientale. In particolare, il precedente Consiglio Comunale di Porto Cesareo aveva approvato una variante urbanistica al Piano Regolatore Generale, attribuendo ai terreni in località Serricelle, precedentemente tipizzati come agricoli, una specifica destinazione turistico-alberghiera. In violazione di quanto previsto, il complesso turistico-ricettivo venne destinato prevalentemente alla realizzazione di unità abitative adibite a case-vacanza, successivamente vendute. Tuttavia, la procedura che ha portato alla variante urbanistica, per gli inquirenti è illegittima, in quanto basata su due conferenze di servizi, rispettivamente risalenti agli anni 2002 e 2006, di cui la prima annullata con sentenza del Tar Puglia, confermata dal Consiglio di Stato, e la seconda indetta illecitamente. Inoltre, la variante è stata approvata senza tener conto delle prescrizioni di non alterazione del paesaggio regionale esistente, previste dal Piano Urbanistico Territoriale Tematico Puglia in vigore dal 2000. La realizzazione del complesso sarebbe stata resa possibile, secondo gli inquirenti, grazie ad alcuni illeciti commessi dal sindaco 'pro temporè e dai responsabili 'pro temporè dell'Ufficio Tecnico del Comune di Porto Cesareo nonchè dai progettisti e direttori dei lavori per la costruzione del residence, indagati per reati contro la fede pubblica ed abuso d'ufficio.

Questi ultimi, nei loro pareri e relazioni, avrebbero attestato falsamente che non esistevano altre aree urbanisticamente idonee alla realizzazione di strutture turistico-ricettive, riattivando il procedimento amministrativo che ha portato alla variante urbanistica del Piano Regolatore, nonostante la prima conferenza di servizi e il permesso a costruire fossero stati annullati con sentenza passata in giudicato del giudice amministrativo, dopo un ricorso presentato da Legambiente; che le opere edilizie erano state effettuate prima della sentenza di annullamento del permesso a costruire, mentre queste, in realtà, sono state realizzate in epoca successiva. Inoltre, i funzionari comunali, nell'emissione dei vari permessi a costruire, non hanno tenuto conto dell'intervenuta istituzione di un'area protetta regionale al confine con il resort. Sono stati denunciati alla Procura della Repubblica di Lecce i responsabili 'pro temporè degli Assessorati all'Urbanistica e all'Ambiente della Regione Puglia per aver fornito pareri irregolari ed illegittimi, omettendo i controlli, obbligatori per legge, sulle attestazioni fornite dai funzionari comunali nonchè sul rispetto dei vincoli paesaggistici ed ambientali. È stato accertato che per realizzare comunque la vendita degli appartamenti, tenuto conto dell'impossibilità giuridica di procedere ad una formale compravendita immobiliare a causa delle gravi violazioni alla normativa urbanistica ed ambientale, sarebbe stata attuata un'operazione di riorganizzazione societaria, attraverso il conferimento di un patrimonio immobiliare di 108 appartamenti, mascherata fittiziamente come cessione di ramo d'azienda, della Fgci srl verso una multiproprietà azionaria, costituita 'ad hoc' e con la stessa compagine sociale, denominata 'Punta Grossa srl'.

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