L’intervista.
Dottor Campagnoli, nonostante la crisi – che mette in grossa difficoltà le aziende e l’economia reale – lei è ottimista sul futuro a breve termine delle fiere, perché?

A parlare sono i numeri: perle imprese sono tutti meno20 o meno 30 per cento; le fiere invece tengono abbastanza bene. Anche se devo ammettere che, a guardare inumeri previsionali, quest’anno sarà senza dubbio duro. Se le fiere tengono, del resto, un motivo c’è: le imprese devono fare “pubblicità” emettersi in mostra. Proprio lacrisi che sta attanagliando il sistema le costringe a raggiungere il cliente attraversoi quartieri espositivi.
E l’internazionalizzazione delle fiere? Come valuta il livello raggiunto fino adesso?
La mia proposta è di fareuna società che potrebbe chiamarsi Sistema Italia, partecipata dalle principali fiere italiane, per andare all’estero e fare davvero sistema e massa critica. BolognaFiere, per esempio, è andata in India ma si è trovata in difficoltà perché non aveva la mole necessaria per battere la concorrenza straniera. Ben inteso, le nostre fiere fino ad oggi all’estero hanno fanno bene, ma hanno senza dubbio le potenzialità per fare ancora meglio.
BolognaFiere e FieraMilano, per fare due esempi, si sono già mosse molto all’estero.
È vero, in Cina e a Mosca hanno davvero dimostrato di saperci fare. Ora tuttavia credo sia arrivato davvero il momento di allearsi e fare sistema. Noi dell’Emilia Romagna – e ci tengo a sottolinearlo – siamo per l’alleanza e l’integrazione internazionale tra le fiere,con Milano in primis. In questo senso credo che l’Expo del 2015, che si svolgerà nella città meneghina, rappresenterà davvero una grande occasione per tutti.
Secondo lei quali sono i mercati più interessanti per crescere all’estero?
India, Cina e il Far East sicuramente, ma anche l’Est Europa, a partire dalla Serbia. Certo con questa crisipotrebbe finalmente scoccare l’ora del Mediterraneo che resta sempre un bacinomolto interessante.
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