domenica 6 dicembre 2009

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Antiquariato, La crisi si sente anche in questo settore

Due mostre a Roma, praticamente sfalzate di un solo giorno, la Biennale di Palazzo Venezia e Antiquari nella Roma rinascimentale, una a Milano, la 46esima mostra del Sindacato Antiquari Milanesi a Novegro, ed il MoMAnt di Carpi.
Ma nel frattempo avevano appena chiuso Venaria08 a Torino e la mostra di Villa Castelbarco.
Sei mostre antiquarie in 22 giorni, ci vorrebbe il dono dell’ubiquità per vederle. Ma di tutto questo si dovrà
. pur tentare un bilancio, mentre altre mostre sono imminenti.
Per non parlare delle Fiere antiquarie e delle aste. MP
A guardare l’offerta, il mondo antiquario sembra in grande salute. Ma è apparenza.
Infatti ben pochi settori credo possano affermare di poter mettere in campo ben sei mostre in 22 giorni, dal 4 ottobre quando ha inaugurato al pubblico la mostra di Torino, Venaria08 ad oggi.
In realtà, ogni mostra fa il suo gioco, storia a se, crede di poter vivere di vita autonoma, e proclama a fine operazione, che se qualcosa è andato male nel settore, questo vale per gli altri, ma ” qui, più o meno ci siamo salvati, ed anzi a qualcuno è andata bene, sopratutto se teniamo conto della crisi”.
Poi succede di parlare con gli operatori delle mostre e sentirsi confermare praticamente sempre da quelli con cui si ha confidenza e che non possono spudoratamente mentire, che le cose non vanno come sembra. Anzi non vanno e basta.
Qualcosa, va detto a merito del settore, in queste mostre è cambiato. Colori più chiari negli allestimenti (nessuno si sogna più di allestire lo stand con le pareti nere ed il classico e un po’ funereo colpo di luce sulla ribalta con natura morta), un po’ di contemporaneo, qualche accostamento solo apparentemente azzardato di moderno/antico, qualche stand di sola arte contemporanea, ormai stanno diventando un fatto comune e come pure le collaterali/evento, che gli uffici stampa, raro ormai che una manifestazione non ce l’abbia, sfruttano come possono.
Si tenta anche la strada, come ha appena fatto il MoMAnt a Carpi, della sola pittura. E’ un’idea, vedremo i risultati. Ma questo ancora non basta.
Tornare al centro di una attenzione perduta, quando le mostre antiquarie facevano tendenza, è impresa che richiede analisi più approfondite e sforzi sicuramente più complessivi. Specialmente nella comunicazione.
E’ chiaro per esempio che le sovrapposizioni di date, sia per le mostre antiquarie che per le aste, è sempre stata ed è ancora di più oggi, deleteria per il mercato, come pure la sensazione diffusa di eccesso cronico di offerta, specialmente se tiene conto dell’assottigliarsi progressivo della domanda, dove in Grande Assente dagli acquisti, lo Stato, continua ad essere assente, ma ben presente nel continuare ad inibire lo sbocco delle esportazioni con un sistema accetttabilmente semplificato.
In mancanza, anzi in attesa, delle soluzioni che non possono dipendere dal solo settore, come l’abbassamento dell’IVA, auspicato e richiesto praticamente ormai da tutto il popolo dell’arte, trovare un minimo di coordinamento fra le operazioni di mercato sarebbe urgente e necessario. Tanto più se si tiene conto che c’è un pubblico di appassionati che se oggi è vero che frequenta le mostre più per vedere che per comprare data la crisi, pur sempre vuole tenersi aggiornato, ma non ha il dono dell’ubiquità.
La sensazione complessiva che credo ne ricavi il pubblico è quella di non essere di fronte a un non-settore. Messaggio che non fa bene a nessuno degli operatori, e che va modificato.
Altrettanto importante sarebbe poi far passare un messaggio, appena percepito negli ultimi due giorni di Mernatinfiera a Parma, quando un po’ di vendite consistenti ci sono state, cioè che in momenti di crisi finaziaria dilagante ci si può rivolgere al mercato dell’arte per l’acquisto di beni durevoli, indipendentemente se sia antica, moderna o contemporanea.
Non solo oro quindi, ma anche arte.
Un messaggio del genere, in realtà al momento solo un tam tam fra iniziati, può passare a livello più generale solo se ci sia chi se ne faccia capofila ed aggreghi tante operazioni che allo stato attuale si contendono fettine sempre più sottili di mercato, a volte indipendentemente dai talvolta lodevoli sforzi dei singoli organizzatori.
Per allargare il mercato deve passare un messaggio più forte, anzi corale, di rilancio, un po’ come avvenne per la campagna fatta molti anni fa per la birra.
Non importa la marca della birra (cioè non importa quale arte e dove si compra) purchè sia birra. Dopo, solo dopo, riconquistato l’interesse, ogniuno farà il suo gioco.
Intanto qualche piccolo segnale propositivo sembra arrivare da alcune Fiere Antiquarie, Modena ed Arezzo, cui altre - si auspica - potrebbero aggiungersi.
Pochi fra gli organizzatori hanno a fine mostra la correttezza di scrivere come ha fatto Cortonantiquaria quest’anno, che i visitatori sono stati “solo il 10% in meno, un calo accettabile dal momento che è noto che il calo di visitatori in queste mostre è mediamente del 30%”.
Al di là del sussiego un po’ supponente ben visibile in alcune manifestazioni, con la sbandierata presenza fra i visitatori esponenti di alta finanza e nobiltà mescolati a un po’ di cinema, che per carità è la benvenuta, tutti alla fine concordano che portare nuove fasce di pubblico in queste manifestazioni, come sarebbe necessario, è una impresa davvero ardua. Basta andarci e vedere.
Ci è capitato per esempio di visitare le due mostre romane e passare subito dopo a vedere Palazzo Esposizioni.
Al di là del richiamo irresitibile della Mostra sugli Etruschi, di eccezionale livello e che si può supporre abbia fatto da traino, i giovani, davvero tanti, educatissimi, informatissimi, appassionatissimi erano nelle sale del piano superiore per la mostra di videoart di Bill Viola .
Attraversare le sue sale al buio, ha dato la percezione esatta della differenza di impatto rispetto alle generazioni più giovani, quelle che la proposta del mondo antiquario, così come viene strutturata, non riesce ad attrarre. Invece anche fra loro dovrà formarsi la nuova generazione di collezionisti.
Bill Viola, d’accordo, è un grande artista, e il fatto che sia poco noto al grande pubblico deve far riflettere tanto più se si tiene presente che al contrario non è certamente uno scosciuto per le centinaia di giovani annichiliti dalla sua forza (come chiunque indipendentemente dall’età) che sono rimasti lì non meno di un’ora nelle sale buie, qualche volta per ripartire da capo a rivedere la sua mostra.
Ecco per esmpio dov’era il pubblico che non va, o pochissimo va, nelle mostre antiquarie.
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