mercoledì 18 aprile 2012

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TRUFFA VIP: CHIESTI 8 ANNI PER LANDE,IL 'MADOFF DEI PARIOLI'

ROMA - Arriva la prima richiesta di condanna per il Madoff dei Parioli, al secolo Gianfranco Lande. Oggi il pm Luca Tescaroli, nell'ambito del processo sul crack della Egp France, ha sollecitato per lui una condanna di otto anni di reclusione. L'accusa inoltre ha chiesto tre anni e quattro mesi per la compagna di Lande Raffaella Raspi e due anni e sei mesi per il fratello di quest'ultima, Andrea. Il processo si svolge con il rito abbreviato e riguarda il crack della Egp France, una bancarotta da non meno di 225 milioni di euro. I tre imputati devono rispondere, davanti al gup Anna Maria Fattori, di bancarotta fraudolenta aggravata. La sentenza sarà emessa a maggio. Questa è la prima richiesta di condanna sollecitata per Lande. Per la truffa da 300 milioni di euro anche a vari vip ed esponenti della Roma bene attribuita dalla Procura al gruppo di operatori finanziari che facevano capo a Lande, sono già stati condannati -previo patteggiamento- sia Raffaella Raspi (tre anni e quattro mesi di reclusione) sia il fratello Andrea (due anni e otto mesi).

Lande viene invece giudicato con il rito ordinario ed il processo è tuttora in corso. Per il processo relativo alla bancarotta della Egp France il gup Anna Maria Fattori aveva respinto la richiesta di patteggiamento per la Raspi e il fratello motivando che gli altri procedimenti legati a questa vicenda non sono ancora conclusi. Il giudice aveva anche rigettato l'istanza di abbreviato condizionato presentata da Gianfranco Lande che in Egp era presidente del consiglio d'amministrazione. Nell'ambito del processo sul crack si è costituito parte civile, Gianluca Brancadoro, commissario liquidatore dell'Egp Italia. Sarà invece giudicato con il rito ordinario, il commercialista Franco Pedrotti, responsabile della succursale italiana della Egp. Stando all'accusa, i quattro avrebbero determinato il dissesto della società allo scopo di «procurare a sè e ad altri un ingiusto profitto recando un danno ai creditori (clienti investitori)». Un dissesto che sarebbe stato raggiunto tenendo «i libri e le scritture contabili della Egp Italia in modo da non rendere possibile la ricostruzione del patrimonio societario e del movimento degli affari».

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