martedì 18 dicembre 2012

0

UN MILIONE DI UNDER 35 È SENZA LAVORO.E I DIPLOMATI LAVORANO PIÙ DEI LAUREATI

ROMA - Tra i giovani fino a 29 anni il tasso di disoccupazione dei laureati è più elevato rispetto a quello dei diplomati. Lo rileva l'Annuario dell'Istat. Ciò dipende dal più recente ingresso nel mercato del lavoro di chi prolunga gli studi, ma anche dalle crescenti difficoltà occupazionali dei giovani, pur con titolo di studio elevato. Nel 2011, infatti, il tasso di disoccupazione tra i 25 e i 29 anni raggiunge per i laureati il 16%, un livello superiore sia a quanto registrato dai diplomati nella stessa fascia d'età (12,6%) sia alla media dei 25-29enni (14,4%). Tuttavia con l'avanzare dell'età chi è in possesso di un titolo accademico recupera il terreno perso a confronto con i diplomati a causa del ritardo dell'entrata sul mercato. Quindi se si guarda in generale alla disoccupazione per titolo di studio, per il 2011 si conferma il vantaggio relativo ai laureati, che presentano il tasso di disoccupazione più basso (5,4%, in calo di tre decimi di punto rispetto 2010). Per coloro che si sono fermati al diploma il tasso complessivo è invece al 7,8% (10,4% per la licenza di scuola media inferiore e 11,6% per licenza elementare/senza titolo). UN MILIONE DI DISOCCUPATI HA MENO DI 35 ANNI Oltre un milione di disoccupati ha un'età inferiore ai 35 anni. È quanto emerge dall'Annuario statistico italiano dell'Istat. Nel 2011, infatti, si contano 1 milione 128 mila persone in cerca di lavoro tra i 15 e i 34 anni. A NORD PIU' MATRIMONI CIVILI CHE RELIGIOSI Il matrimonio religioso resta la scelta più diffusa (60,2%) ma nelle regioni del Nord quello civile nel 2011 ha fatto il sorpasso e prevale con il 51,7% rispetto al 48,3% di quello celebrato in chiesa. Secondo l'annuario dell'Istat, in Italia ci si sposa sempre meno e si preferisce sempre più il rito civile a quello religioso. Per il quarto anno consecutivo scende il numero dei matrimoni: nel 2011 ne sono stati celebrati 208.702, quasi novemila in meno dell'anno precedente; di conseguenza, il tasso di nuzialità passa da 3,6 a 3,4 per mille. Pur se in calo (da 4,4 a 4,1 per mille), il tasso di nuzialità del Mezzogiorno supera comunque la media nazionale. Il matrimonio religioso resta la scelta più diffusa (60,2%), ma sono sempre di più le coppie che decidono di sposarsi davanti all'ufficiale di stato civile, da 79 mila nel 2010 a 83 mila nel 2011. ƒ soprattutto nelle regioni meridionali a prevalere un modello di tipo tradizionale, dove la percentuale dei matrimoni celebrati con rito religioso Š del 76,3%, contro il 48,8% del Nord e il 50,1% del Centro. Secondo le stime relative al 2011, la speranza di vita alla nascita migliora sia per gli uomini (79,4) che per le donne (84,5), grazie all'influenza positiva della riduzione dei rischi di morte a tutte le età. Nel contesto internazionale l'Italia si conferma uno dei paesi più longevi: nel 2010, all'interno dell'Unione europea, soltanto la Svezia continua a mantenere migliori condizioni di sopravvivenza maschile (79,6 anni), mentre in Francia e in Spagna le femmine fanno registrare la vita media più elevata (85,3 anni). CALANO ISCRITTI A UNIVERSITA' E SUPERIORI Ci si iscrive meno, non solo all'università ma pure alle superiori. È quanto emerge dall'annuario statistico italiano 2012. Per il terzo anno consecutivo, a scendere sono soprattutto gli iscritti alle secondarie di secondo grado (-24.145 unità). Se il tasso di scolarità si attesta ormai da qualche anno intorno al 100% per elementari e medie, subisce un'ulteriore flessione, dal 92,3% del 2009-2010 al 90%, quello riferito alle superiori. I giovani che ripetono l'anno in questo segmento di istruzione rappresentano il 7% degli iscritti e la selezione è più forte nel passaggio dal primo al secondo anno: la percentuale di respinti sale al 19,1%. In generale l'aumento della scolarizzazione ha prodotto, nel corso degli anni, un costante innalzamento del livello di istruzione della popolazione: la quota di persone con qualifica o diploma di scuola superiore raggiunge il 34,5% (33,9% nel 2009-2010), mentre sale all'11,2% la quota dei laureati. Anche l'università sembra aver perso appeal. Le matricole nell'anno accademico 2010-2011 sono circa 288.000, circa 6.400 in meno rispetto all'anno precedente (-2,2%). Si conferma, quindi, il trend negativo delle immatricolazioni iniziato nel 2004-2005, che ha riportato il numero di nuove iscrizioni a un livello inferiore a quello rilevato alla fine degli anni Novanta. La partecipazione agli studi universitari risulta particolarmente alta in Molise, Abruzzo, Basilicata: in queste regioni più di un residente di 19-25 anni su due è iscritto a un corso accademico. Le donne sono più propense degli uomini a proseguire gli studi - le diplomate che si iscrivono a un corso universitario sono circa 67 su 100, i diplomati quasi 56 - ma anche a portare a termine il percorso accademico. Nel 2011 il 48,8% dei diplomati del 2007 lavora, il 16,2% è in cerca di un'occupazione e il 31,5% è impegnato esclusivamente negli studi universitari. A quattro anni dalla laurea, invece, lavora il 69,4% dei laureati in corsi a ciclo unico, il 69,3% di quelli laureati nei corsi triennali e l'82,1% dei laureati in corsi specialistici biennali..

Nessun commento:

Posta un commento

Related Posts with Thumbnails