lunedì 31 ottobre 2011

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Istat, tasso di disoccupazione alle stelle: a settembre è all'8,3%

Lo rileva l'Istat in base a stime provvisorie. Si è tornati a livello del novembre 2010. I giovani senza lavoro sono il 29,3%, il dato più alto da gennaio del 2004. Sale anche l'inflazione (3,4%)
ROMA. Il tasso di disoccupazione a settembre è balzato all'8,3%, dall'8,0% di
agosto. Lo rileva l'Istat in base a stime provvisorie, sottolineando che così il tasso di disoccupazione si riporta ai livelli del novembre 2010. Il tasso di disoccupazione a settembre risulta così in aumento di 0,3 punti percentuali sia rispetto ad agosto sia rispetto all'anno precedente. Più in particolare, il tasso di disoccupazione maschile aumenta di 0,3 punti percentuali nell'ultimo mese, portandosi al 7,4%; anche quello femminile mostra un aumento della stessa entità e si attesta al 9,7%. Rispetto all'anno precedente il tasso di disoccupazione maschile sale di 0,2 punti percentuali e quello femminile di 0,3 punti percentuali.
Sul fronte opposto, il tasso di occupazione si attesta al 56,9%, in diminuzione sia nel confronto congiunturale (-0,2 punti percentuali) sia in termini tendenziali (-0,1 punti percentuali). Il tasso di disoccupazione giovanile (15-24 anni) a settembre è salito al 29,3%, dal 28,0% di agosto. Si tratta del dato più alto dal gennaio 2004, ovvero dall'inizio delle serie storiche. Il tasso d'inflazione annuo a ottobre é salito al 3,4% dal 3% di settembre. E' il dato più alto da ottobre 2008. Lo rileva l'Istat nelle stime provvisorie, che indicano un aumento dello 0,6% su base mensile, il rialzo maggiore da giugno 1995. Pesano gli effetti della manovra, in particolare dell'incremento dell'Iva.
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domenica 30 ottobre 2011

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SERGIO D' ANTONI DEPUTATO PD È IL PRIMO A PAGARE PIZZA 100€

NAPOLI 30 Ottobre 2011 L'avevano annunciato e non scherzavano: uno dei i pizzaioli napoletani che hanno aderito alla nuova campagna contro la 'casta' ha servito a Sergio D'Antoni, parlamentare Pd, una pizza da 100 euro.
D'antoni è

dunque il primo onorevole a pagare la pizza a prezzo maggiorato, nella pizzeria Sorbillo, in Via Tribunali nel Centro antico di Napoli.
«Sabato 29 ottobre intorno alle 22.30 - raccontano il commissario regionale campano dei Verdi, Francesco Emilio Borrelli, e lo speaker radiofonico Gianni Simioli, ideatori della nuova campagna contro la casta - Sergio D'Antoni si è recato nella nota pizzeria ai Tribunali. Forse non sapeva del prezzo per i deputati o forse ha ritenuto giusto pagare di più. Fatto sta che i clienti del locale l'hanno riconosciuto e hanno chiesto al titolare, che non lo aveva notato, di praticare il sovraprezzo per i deputati che è segnalato in grande evidenza all'ingresso del locale». D'Antoni, raccontano Borrelli e Simioli, «non ha battuto ciglio e ha pagato il salatissimo conto per una pizza 'salsiccia e friariellì, che probabilmente gli rimarrà per sempre sullo stomaco. Siamo solo all'inizio».

«Questa vicenda dimostra - continuano Borrelli e Simioli - che se il popolo vuole la casta paghi. In tre giorni già 30 locali hanno messo i sovrapprezzi per i deputati, dai caffè a 90 euro ai panini a 350, fino ai pastori di San Gregorio Armeno a 1.200 euro. Ovviamente, qualora i deputati italiani si riducessero i benefit e gli stipendi, la nostra campagna si fermerebbe subito». «I primi 100 euro - racconta Gino Sorbillo - li donerò a un centro per il sostegno ai poveri. Mi spiace per l'onorevole D'Antoni, ma finchè non si leveranno i privilegi della casta io e tanti altri commercianti li 'bastoneremò con il conto. Adesso aspetto il ministro La Russa. Se si presenta gli chiedo mille euro per un pizza perchè in piena crisi economica ha acquistato con il suo Ministero 19 Maserati. Questi personaggi vanno fermati perchè non hanno ritegno», conclude.
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sabato 29 ottobre 2011

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DISOCCUPAZIONE ALL'11% CON I 'LICENZIAMENTI FACILI'. "738.000 DISOCCUPATI IN PIÚ"

VENEZIA 29 Ottobre 2011 Se una normativa che rendesse piu' semplici i licenziamenti fosse stata applicata durante gli anni della crisi economica il tasso di disoccupazione in Italia sarebbe salito

all'11,1%, anziche' essere all'8,2% attuale, con quasi 738 mila persone senza lavoro in piu' rispetto a quelle conteggiate oggi dall'Istat. E' lo scenario delineato dall'associazione artigiani Cgia di Mestre, secondo quello che il segretario Giuseppe Bortolussi definisce ''un puro esercizio teorico'' ottenuto ''ipotizzando di applicare le disposizioni previste dal provvedimento sui licenziamenti per motivi economici a quanto avvenuto dal 2009 ad oggi''.

Nella simulazione della Cgia e' stato calcolato il numero dei lavoratori dipendenti che tra l'inizio di gennaio del 2009 e il luglio di quest'anno si sono trovati in Cig a zero ore. Vale a dire i lavoratori che per ragioni economiche sono stati costretti ad utilizzare questo ammortizzatore sociale del quale, con il nuovo provvedimento - secondo la Cgia - potranno disporre probabilmente solo a licenziamento avvenuto. Pertanto, se fosse stata applicabile questa misura segnalata nei giorni scorsi dal Governo all'Ue, negli ultimi due anni e mezzo, questi lavoratori, che hanno usufruito della Cig, si sarebbero trovati, trascorso il periodo di ''cassa'', fuori dal mercato del lavoro.

Secondo la stima della Cgia, sommando le Ula (Unita' di lavoro standard) che hanno utilizzato la Cig a zero ore nel 2009 (299.570 persone), nel 2010 (309.557) e nei primi sette mesi di quest'anno (128.574), si ottengono 737.700 potenziali espulsi dal mercato del lavoro che in questi ultimi due anni e mezzo avrebbero fatto salire il tasso di disoccupazione relativo al 2011, all'11,1%.

IDV: "DATI CGIA CONFERMANO PERICOLOSITÀ SOCIALE SU MISURE GOVERNO" «Le stime della Cgia di Mestre sul tasso di disoccupazione in caso di licenziamenti più facili rappresentano la conferma della pericolosità sociale del contenuto della lettera inviata da Berlusconi all'Ue». Lo affermano in una nota congiunta il presidente dell'Italia dei valori, Antonio Di Pietro, e il responsabile Lavoro e welfare, Maurizio Zipponi. «Stabilire il licenziamento per criteri economici significa riportare all'Ottocento i rapporti di lavoro e negare i diritti fondamentali dei lavoratori. Questo governo -aggiungono- continua a negare spudoratamente le proprie intenzioni che sono quelle di far pagare ai più deboli, ai pensionati, ai precari, alle donne il prezzo del risanamento». «Per l'IdV -concludono Di Pietro e Zipponi- si possono reperire le risorse necessarie a far quadrare i conti colpendo i capitali scudati, gli evasori fiscali e contributivi, gli speculatori e i grandi patrimoni».

SACCONI: "PIU' FORZA A PART TIME E APPRENDISTATO" - Non solo ''rivedere le norme sui licenziamenti per motivi economici'', ma ''contrastare l'abuso dei contratti co.co.co. e dei tirocini'', ''promuovere il lavoro giovanile con l'apprendistato e quello femminile con i contratti di inserimento part time'', ''aumentare l'occupazione nel Sud col credito d'imposta a valere sul Fondo sociale europeo''. Sono le proposte per il mercato del lavoro che il ministro del Welfare Maurizio Sacconi si prepara a presentare alle parti sociali.

La trattativa, spiega al Corriere della Sera, sarà aperta ''presto, nei prossimi giorni''. Sacconi difende le nuove proposte sui licenziamenti indicate nella lettera del governo a Bruxelles. ''A luglio - afferma - il Consiglio europeo ha raccomandato all'Italia di riformare la legislazione sui licenziamenti'' e ''la stessa raccomandazione è arrivata dalla Bce, dall'Ocse e dal Fondo monetario internazionale''. Il ministro sottolinea che l'obiettivo del governo non è quello di ''licenziamenti facili'', ma ''creare le condizioni per la crescita delle imprese e dell'occupazione''.

''Vogliamo dare più certezze - assicura il ministro del Welfare -, perché quando un'impresa si rattrappisce non c'è legge che possa garantire il posto di lavoro''. Su questo tema Sacconi precisa che i licenziamenti ''discriminatori'' resteranno ''nulli'', mentre ''quelli per motivi economici vanno resi più trasparenti e certi nelle modalità e nelle tutele per il lavoratore''.

CGIL: "SINDACATO UNITO BLOCCHERÀ LICENZIAMENTI FACILI" «Licenziare facilmente, togliere i diritti non produce certo nuove assunzioni. Questo è chiaro a tutti, nonostante la propaganda in atto». Lo afferma Fulvio Fammoni, segretario confederale della Cgil con delega alle politiche del lavoro, sottolineando che «più Berlusconi e Sacconi spiegano e più è chiaro che il contenuto della lettera alla Ue consiste nel licenziare più facilmente i lavoratori con contratto a tempo indeterminato per aumentare il precariato, intervenire sia sui licenziamenti individuali togliendo l'articolo 18, sia su quelli collettivi con l'evidente obiettivo di dare completa mano libera alle imprese e superare gli accordi oggi indispensabili» «Solo parlare di licenziamenti più facili -spiega Fammoni- durante una crisi come quella attuale, proprio mentre si riduce il lavoro e tanti ammortizzatori sociali sono a fine corsa è una specie di istigazione a delinquere, una colpa grave che ricadrà sui lavoratori». Questa del licenziamento facile, d'altra parte, prosegue il sindacalista, è «una vera ossessione del governo: ci hanno provato nell'ultimo anno, prima con il collegato lavoro, poi con l'articolo 8 e adesso di nuovo. Per il sindacalista, inoltre, »sono tutte norme che si sommano, che precarizzano e tolgono diritti perchè questa è la concezione che il governo ha del lavoro: un puro fattore della produzione che meno costa e meglio è, e che più è facile licenziare e meglio è».

«Colpisce però -dice ancora Fammoni- l'atteggiamento opportunistico di Confindustria. Nelle richieste al governo sia come parti sociali, sia come associazione di imprese non era mai stata avanzata nessuna richiesta sui licenziamenti». «E invece, prima si critica il governo e poi, di fronte al niente per lo sviluppo, Confindustria incassa una mancia sui licenziamenti e dà un giudizio positivo, salvo poi chiedere agli altri di rinunciare a ogni posizione ideologica». «Siamo di fronte dunque all'opposto di quello che servirebbe al Paese, sia nel merito, sia come classe dirigente che abbia delle idee serie per uscire dalla crisi. Hanno tentato già molte volte di liberalizzare il licenziamento -conclude Fammoni- ma non ci sono riusciti e non ci riusciranno neppure questa volta perchè la risposta di tutto il sindacato saràall'altezza, con lo sciopero e con tutte le iniziative necessarie a tutelare un valore costituzionale come il lavoro».

SONDAGGIO SKY TG24, 69% CONTRARIO A MISURE LICENZIAMENTI Il 69% dei partecipanti alla domanda del giorno di Sky Tg24 non è d'accordo con i licenziamenti per motivi economici inseriti nel piano per la crescita che il governo italiano ha presentato all'Europa. Il restante 31% dei votanti ritiene invece che sia un buon provvedimento per incrementare lo sviluppo. Il canale all news diretto da Sarah Varetto attraverso il servizio active, il sito www.skytg24.it e gli sms, consente quotidianamente, a chi lo voglia, di dare la propria opinione su una fra le principali notizie del giorno. Per chi desideri farlo attraverso la tv è sufficiente utilizzare i tasti del telecomando Sky. La rilevazione non ha alcun valore statistico, in quanto aperta a tutti e non basata su di un campione elaborato scientificamente. Ha quindi l'unico scopo di dare la possibilità di esprimersi sui temi di attualità.
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venerdì 28 ottobre 2011

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PREMIER-PUPAZZO A MILANO: "LA CRISI È COLPA TUA" SILVIO BERLUSCONI

MILANO - Mercoledì sera, nella Galleria di Milano, è stato ritrovato un manichino di Silvio Berlusconi, con le mani dipinte di rosso sangue che teneva un bigliettino. Sul collo aveva un cartello con la scritta
"Brigate Artistiche - Artentato". Il pupazzo, fatto di cartone e polistirolo, è stato lasciato davanti al negozio della Rizzoli e il biglietto conteneva frasi tipo: «Ci stai dissanguando», «L'Italia non ce la fa più», «La colpa della crisi è tua». Il fantoccio è stato subito portato alla Digos che ha fatto partire le indagini
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giovedì 27 ottobre 2011

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TIMES: "BERLUSCONI CLOWN, DEVE DIMETTERSI SUBITO"

LONDRA 27 Ottobre 2011 «Berlusconi si deve dimettere immediatamente». Il Times di Londra non usa mezzi termini nel suo editoriale di prima pagina e spara ad alzo zero contro il presidente del Consiglio italiano. «L'Europa è

nauseata da questo clownesco primo ministro la cui noncuranza, irresponsabilità e codardia politica ha tanto esacerbato la crisi attuale».
Il quotidiano londinese prosegue con un'analisi spietata degli anni di Berlusconi alla guida del Paese. «Sono il suo totale fallimento, dopo otto anni di governo, a introdurre riforme significative allo sclerotico sistema politico italiano, la ripetizione di promesse disattese e la cattiva gestione della terza economia europea ad aver distrutto la sua credibilità e a minacciare l'esistenza di tutti i partner dell'Italia nell'eurozona». Se l'Italia non può essere salvata, sottolinea infatti il Times, «non può essere salvato l'intero esperimento dell'euro».
La lettera d'intenti consegnata da Silvio Berlusconi viene poi giudicata «senza impegni specifici» e frutto di un patto dell'ultimo minuto con Umberto Bossi in cambio di «elezioni anticipate lampo» così da sfruttare «la disorganizzazione dell'opposizione». «Questo - scrive il Times - è il peggiore dei mondi possibili».
Senza un chiaro percorso che convinca i partner europei, argomenta, la Banca Centrale Europea non potrà acquistare i titoli di Stato italiani ed evitare così che il Paese venga travolto dal rifinanziamento del debito. «Due mesi fa - conclude il Times - questo giornale mise in guardia sul fatto che l'incoscienza di Berlusconi stava trasformando un problema locale in un disastro emergente. Quel disastro ha ora inghiottito l'Italia e i suoi vicini. Il miglior servizio per il suo Paese sarebbero ora quello di dimettersi immediatamente».

PD: CHE IMBARAZZO «Le dimissioni di Berlusconi non sono chieste solo dal Pd e dalla stragrande maggioranza dei cittadini di un paese stanco e stremato ma oggi sono invocate anche in prima pagina dal Times di Londra. Le parole usate dal giornale sono un pugno allo stomaco e suscitano un enorme imbarazzo». Lo afferma Ettore Rosato, dell'ufficio di presidenza del Gruppo del Pd alla Camera. Le parole del Times «confermano inoltre la mancanza di fiducia dell'Europa nei confronti della lettera d'intenti, giudicata giustamente 'senza impegni specificì e frutto di un patto dell'ultimo minuto con Umberto Bossi. Insomma, neanche più i suoi siparietti potranno far cambiare idea al resto del mondo sulle capacit… di un governo a guida Berlusconi».

LEONE: PENSINO ALLE LORO BANCHE «L'unanime apprezzamento che i paesi dell'Ue hanno riservato alla lettera di intenti del governo Berlusconi sul futuro dell'Italia, ha provocato diversi travasi di bile. L'opposizione interna è in sala di rianimazione, tacciono stranamente Confindustria e aspiranti salvatori del Paese, tutti spaventati da una possibile e vera rivoluzione liberale. E si è scatenata anche la solita stampa estera. Il Times chiede le dimissioni immediate di Berlusconi, invitando la Bce a non acquistare più titoli di Stato italiani. Siamo al delirio. La Gran Bretagna, che non ha aderito all'euro - aggiunge Leone - ora dovrebbe dettare legge anche nella Banca centrale europea? Il Times - conclude - farebbe bene a tenere sott'occhio le banche di casa propria, quelle che dovettero dichiarare fallimento insieme alle consorelle americane per aver acquistato quintali di titoli tossici, dai quali è scaturita la crisi economica generale che stiamo sopportando. Le sette banche italiane sottoposte di recente al test di affidabilità, non solo sono state promosse, ma sono vive e vegete. Il Times bocci i governi inglesi prima di giudicare il nostro governo».
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La Crisi è un invenzione della Sinistra Trony spopola a roma 5000 persone a comprare

ROMA 27 Ottobre 2011 Non ci sono paragoni. Se non con il Natale, il nubifragio e il derby. Lo slogan di Trony riecheggia beffardo nelle orecchie dopo che l'inaugurazione di un nuovo megastore della catena di
elettronica, con promessa di maxisconti, ha mandato mezza Roma in tilt. Migliaia di persone a Ponte Milvio, zona nord della capitale, vicino allo stadio Olimpico, si trovano là per arraffare un IPhone, un microonde o un aspirapolvere a prezzi stracciati, alcuni anche al di sotto dei cento euro. Gente in fila fin dalle cinque del mattino, molti extracomunitari, traffico in tilt almeno dalle 8 in una delle porte d'accesso ai quartieri centrali della città. Ben duecentocinquanta vigili urbani sono stati alla fine mobilitati, un pò increduli, per Tangenziale e Grande raccordo anulare congestionati, placare nervosismo tra chi aspettava per fare l'affare e quelli che avrebbero solo voluto arrivare al lavoro. Il che già nei giorni normali non è una passeggiata. A poche ore dalla chiusura si parla di oltre due milioni e mezzo di euro spesi, circa 270 per ogni cliente. A una settimana esatta dalla pioggia del secolo, con la quasi alluvione costata un morto e tanto caos, la Capitale si è così bloccata di nuovo: troppo allettanti le offerte su high-tech ed elettrodomestici, specie in tempi di crisi. Molti hanno dormito col sacco a pelo sul posto, in via Riano, e all'alba c'era già ressa davanti al megastore, e mentre i primi shopper d'assalto uscivano con i pacchi, intorno l'ingorgo si estendeva come un blob. Polizia e carabinieri hanno dovuto dare manforte alla vigilanza privata e alcuni ragazzi stufi di aspettare hanno tentato una sortita finendo per spaccare una vetrina. Sono volati anche schiaffi per un posto in 'pole position'. Alla fine l'ingresso è stato vietato a bambini e disabili per motivi di sicurezza. Disagi sono stati segnalati dall'Agenzia per la Mobilità anche a San Giovanni e Prenestina. Insomma, addirittura dall'altra parte di Roma. Ventotto le linee d'autobus rallentate, anche perchè intanto la linea B della metropolitana era parzialmente interrotta per un tentato suicidio. Senza contare il corteo del Papa in movimento e l'inaugurazione della Festa del Cinema all'Auditorium, anche questa non lontano da Ponte Milvio. In sindaco di Roma, Gianni Alemanno dà mandato all'Avvocatura capitolina di «valutare la possibilità di una richiesta di risarcimento danni nei confronti della città di Roma». L'azienda di elettronica in serata invia le sue scuse: «A nome della compagnia Trony - afferma Alessandro Febbraretti, amministratore unico -, rivolgo le più sentite scuse alla Città e al Sindaco Gianni Alemanno. Siamo davvero spiacenti dei disagi arrecati questa mattina». «Un negozio di questo genere - sottolinea il primo cittadino - dovrebbe essere collocato in un'area più periferica e non in un posto cos centrale». Ma il suo assessore al Commercio Davide Bordoni difende il megastore: «Crea nuovi posti di lavoro e rilancia il mercato rionale». «Ogni giorno a Roma c'è un imprevisto», incalza il Pd Roma, mentre a Corso Francia i militanti del Movimento per l'Italia e Riva Destra espongono lo striscione «Trony, caos senza paragoni». Puntuale il Codacons, che promette di far pagare i danni subiti dai romani. Tra i tanti che si sono rivolti all' associazione dei consumatori, un cittadino che non è riuscito ad arrivare in tempo per la laurea della moglie. Ha promesso che farà causa. Quanto alle vendite, gli sconti durano 10 giorni, e c'è chi comincia ad augurarsi un rapido esaurimento delle scorte.

TUTTI IN FILA Famiglie di precari che dormono in strada per portare a casa una lavatrice a prezzi stracciati, extracomunitari che acquistano per rivendere la merce ricavando qualche spicciolo, ma anche feticisti della tecnologia figli di famiglie bene e genitori 'delegatì dalla propria prole. Insomma i bisogni, quelli che la crisi azzera, ma anche lo status symbol, anzi il tech-symbol. È stato un 'assalto ai fornì in versione tecnologica, quello di oggi nella Capitale, dove circa 25mila persone hanno mandato in tilt Roma per la corsa ai maxisconti del megastore Trony, appena inaugurato. Giovani e cinquantenni, fan squattrinati di Steve Jobs, 'nerd' della Roma bene e stranieri, hanno aspettato in piedi per ore e ore, litigando tra loro e spingendo verso le entrate pur di accaparrarsi gli ultimi modelli di elettrodomestici e cellulari: chimere del consumismo dei 'nuovi poverì. In massa hanno vuotato i portafogli spendendo ognuno in media 270 euro. «Avremmo dovuto aspettare un bel pò prima di comprare quella lavatrice se non ci fossero stati questi sconti», spiega una giovane coppia di precari, che guadagna «mille e cinquecento euro al mese in due». Nelle casse che battevano incessantemente scontrini, invece, sono finiti in tutto oltre due milioni e mezzo di euro. All'uscita c'era chi esibiva come un trofeo la scatola con il proprio oggetto dei desideri, «tanto sudato, fiero di avercela fatta». «Sono stato uno dei primi ad entrare e sono riuscito a prendere quello che volevo - ha raccontato un uomo in fila alla cassa con un televisore e due pc portatili - Una tv a quel prezzo non potevo farmela scappare». A scatenare anche a Roma la sindrome da acquisto compulsivo (Gas:'Gear Acquisition Syndromè, ndr), che in Inghilterra molti definiscono come una vera e propria patologia, è stato un volantino distribuito nei giorni scorsi. Sono proprio i prodotti sulla prima facciata, di cui tre venduti a prezzi sotto i cento euro, ad essere andati a ruba in poco meno di un'ora: cellulari I-Phone, e particolari modelli di televisori da 32 pollici, lavatrici e computer notebook. «Siamo qui dall'alba - dice delusa una ragazza - volevamo comprare due I-phone, uno per me l'altro per mia madre, ma sono finiti nel giro di mezz'ora. È impressionante». E c'è chi tra la folla imbufalita, al leit-motiv del «compro purchè risparmio», ha avuto paura. «C'è stata quasi una rissa all'apertura - spiega un ragazzo - perchè gli extracomunitari hanno cominciato a spingere su per le scale. Alcuni sono saliti addosso ad altre persone per poter arrivare prima». «Abbiamo aperto mezz'ora prima del previsto - ha spiegato un dipendente di Trony - perchè c'erano migliaia di persone. Io sono arrivato qui alle 6 e già erano in fila centinaia di persone. Alcuni hanno passato la notte qui fuori in sacco a pelo per un televisore lcd». Guarderanno la tv dal loro nuovo schermo piatto, forse fremendo già da domani per il prossimo modello di televisore appena mandato in onda dagli spot. Ancora per un giorno, le bollette possono aspettare.

E' SCIAME Più che l'effetto crisi, l'effetto 'sciamè, spesso legato al tam tam sul web. E soprattutto la conferma del fascino irresistibile di telefonini e gadget elettronici, che sempre più «si incaricano della nostra felicità»: così il sociologo Domenico De Masi legge l'assalto ai maxisconti del nuovo megastore Trony che oggi ha mandato Roma in tilt. «Ci sarà stato un effetto valanga su un'offerta particolarmente vantaggiosa legata a oggetti di uso comune - argomenta De Masi, docente di Sociologia delle Professioni alla Sapienza, interpellato dall'ANSA -, una sorta di effetto sciame, del tutto imprevisto, tipico della nostra società contemporanea e spesso veicolato da Internet». Più che «trarne conclusioni sulla crisi complessiva», De Masi vede nell'evento la conferma del successo degli oggetti elettronici di culto: «Non possiamo negare che sono di grande ghiottoneria, peraltro meritatissima. In fondo ci impediscono di perderci, di annoiarci, di dimenticare e di stare da soli: quattro ingredienti bomba della nostra felicità. Pensi soltanto per quanti secoli gli uomini hanno sofferto la solitudine, la noia, la dimenticanza». Quanto all'identikit dei coraggiosi che si sono accampati fin dall'alba davanti al megastore, «scommetterei che erano soprattutto giovani. Non credo proprio - conclude scherzando il sociologo - che ci siano stati manager a fare la fila»
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mercoledì 26 ottobre 2011

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FINI ATTACCA LADY BOSSI: RISSA ALLA CAMERA -GUARDA IL VIDEO

ROMA 26 Ottobre 2011 Bagarre nell'aula della Camera dove sono venuti alle mani deputati di Lega e Fli. La vicepresidente Rosy Bindi ha sospeso la seduta.

REGUZZONI ATTACCA FINI «È inopportuno che il presidente della Camera Gianfranco Fini faccia politica e partecipi alle
trasmissioni tv, come è avvenuto ieri sera a 'Ballaro»«. Lo ha detto il capogruppo della Lega Nord, Marco Reguzzoni, in aula a Montecitorio mentre i parlamentari leghisti urlavano »dimissioni dimissioni«. «Noi siamo una forza responsabile -ha esordito il capogruppo dei Lumbard- ma non possiamo tollerare i soprusi e le ingiustizie. Parlo del presidente Fini, che ha tenuto un comportamento assolutamente inopportuno. È inopportuno che il presidente della Camera si sieda in uno studio televisivo come è successo ieri a 'Ballaro» alla pari di altri leader politici. Inopportuno -ha insistito Reguzzoni- che Fini partecipi a dibattiti nei quali vengono espresse valutazioni che sono politiche. Se vuole fare politica non può fare il presidente della Camera«. »Fini si è reso protagonista di una incredibile caduta di stile nel coinvolgere la moglie del ministro Umberto Bossi, offendendo in un solo colpo, tutti quelli che usufruiscono di un legittimo trattamento pensionistico in regola con la legge. Giuste o ingiuste -ha proseguito il capogruppo leghista- quelle erano le regole vigenti all'epoca. Parliamo di un periodo in cui la Lega in Parlamento nemmeno c'era e Fini invece sì, guardandosi bene dal contrastare quelle norme«. »È una caduta di stile nei confronti della Lega che ha sempre portato rispetto e non è mai scesa nel gossip, non ha mai fatto il nome della moglie del presidente della Camera coinvolta, lei sì, in storie di gossip e in fatti giudiziari ben più pesanti. È inaccettabile -ha ribadito in conclusione Reguzzoni- che nel simbolo elettorale di Futuro e libertà sia stato inserito il nome di Fini. Abbiamo più volte fatto appello alla responsabilità di Gianfranco Fini ma i nostri appelli sono caduti nel vuoto perchè e evidente che Fini non si preoccupa dell'istituzione che rappresenta ma solo di fare i propri interessi. Fini venga in aula e ci dia una risposta«.

CORO CONTRO FINI: "DIMISSIONI" È ripresa la seduta della Camera con la presidenza assunta da Gianfranco Fini, accolto da un coro della Lega 'dimissioni, dimissionì. Fini ha sorriso, chiedendo se qualche deputato avesse intenzione di intervenire sulla questione sollevata dal capogruppo del Carroccio Marco Reguzzoni. Ha quindi preso la parola il vicepresidente di Fli, Italo Bocchino, che stava intervenendo prima della sospensione, e ha chiesto la parola anche il capogruppo del Pdl Fabrizio Cicchitto.

CASINI: "FINI SEMPRE CORRETTO" «Il comportamento del presidente della Camera è sempre stato improntato alla correttezza e questo in questo momento politico basta e avanza». Lo ha detto il leader dell'Udc Pier Ferdinando Casini intervenendo in Aula alla Camera in difesa di Gianfranco Fini criticato dalla maggioranza. «Non c'è stato un solo atto da parte di Fini che non sia stato improntato alla correttezza istituzionale. Fini - conclude Casini - è soggetto politico, partecipa al dibattito e quindi viene anche attaccato. Di che stiamo parlando?».

CALDEROLI: "SITUAZIONE ORMAI INACCETTABILE" «Oggettivamente la situazione non è più accettabile. Lo dico da coordinatore di partito, come ministro non mi esprimo». Roberto Calderoli commenta così all'Adnkronos la bagarre, oggi in Aula alla Camera, seguita alla pertecipazione di Gianfranco Fini a Ballarò. Calderoli ci tiene a precisare di parlare com coordinatore leghista perchè «il governo non può esprimersi su questioni del Parlamento». Però, «oggettivamente - secondo Calderoli - c'è un ramo del Parlamento che funziona come un violino e un ramo che non funziona affatto. Personalmente mi hanno insegnato - conclude - che il pesce puzza sempre dalla testa».

FINI: "LADY BOSSI IN PENSIONE A 39 ANNI" Frecciata del presidente della Camera Gianfranco Fini a Ballarò, dove durante un dibattito con il ministro Gelmini sulle pensioni ha detto: «Voglio essere cattivello... non tutti sanno che c'è una insegnante che è andata in pensione nel '92 a 39 anni: è la moglie dell'onorevole Bossi». Alle parole del presidente della Camera e leader di Fli , si è subito ribellata il ministro Gelmini che ha definito «caduta di stile incredibile» quella di Fini. «Tutte le volte che viene fuori la verità saltate sulla sedia», gli ha ribattuto il presidente della Camera.

BERLUSCONI È IL PIÙ RICCO «Il governo dice no alla patrimoniale (una misura ragionevole chiesta anche da Confindustria) perchè il più ricco contribuente italiano si chiama Berlusconi»: lo ha detto Gianfranco Fini a Ballarò. Immediata la protesta del ministro Mariastella Gelmini che ha spiegato: «Siamo contrari perchè il nostro elettorato non condivide la patrimoniale e perchè non è coerente con i nostri principi e i nostri valori». «Difendete l'indifendibile», le ha ribattuto il presidente della Camera. «Ho capito - è stata la risposta della Gelmini a Fini - che per lei è cominciata la campagna elettorale»

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